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Il Signor Biliardo

"Piccola analisi oltre i soliti luoghi comuni"
 

Denigrato, molte, troppe volte relegato a strumento di vita per biscazzieri e locali malfamati; diciamocelo chiaro, il Signor Biliardo non è mai stato considerato uno stinco di santo, forse anche perché visto, con occhi profani, come improbabile raccoglitore di valori fondamentali a tutti gli sport.

«Ma si, si tira due steccate, si passa il tempo…….. niente più», solitamente questo è il commento di molti.

Anche a guardarlo non è che faccia un grande effetto scenico. Non è grande come un campo da calcio, non è famoso come un campo da tennis: quasi si possa usarlo come tavolo da pranzo di fortuna.

Ma a chi ancora non ha avuto il piacere di presentarsi a lui mi permetto di dire: non è proprio così.

Il Signor Biliardo, in tutte le vesti che negli anni ha cambiato, con tutte le modifiche tecniche a cui è stato sottoposto, ha sempre posato la propria esistenza non sull’approssimazione, ma su una parte di scienza che da secoli è studiata da personaggi che hanno scritto la storia dell’uomo: la fisica.

Ebbene si. Facile dire, passandoci il tempo alla leggera: «Hai visto che tiro ho fatto?!». Prova a rifarlo. Non ci sei riuscito? Provaci ancora e ancora e ancora: tanto non ci riesci più, perlomeno per adesso.

Questo perché il Signor Biliardo ha il suo bel caratterino. A volte ti fa vedere cosa potresti fare, ma poi, puntualmente, ti chiede il conto: non te lo farà mai più rivedere finche non avrai acquisito le conoscenze fisiche alla base di quel tiro.

Ma c’è di più. Non basta essere buoni ingegneri. Il Signor Biliardo non si accontenta di calcoli fisici nudi e crudi, di freddi concetti teorici: esige anche il coinvolgimento soggettivo, il metodo giusto per ottenere il massimo risultato, quasi fosse un segno di riconoscimento e di rispetto che deve il giocatore. Ci vuole sensibilità.

Il mondo del Signor Biliardo è uno dei pochi nel quale non è sempre detto che uno più uno faccia due, dove non è scontato che due tiri eseguiti sullo stesso punto diano per forza una risultante diretta al medesimo altro specifico punto. Se userai la stessa sensibilità allora si, in caso contrario saranno dolori.

Quanti giocatori riescono a coniugare in maniera ottimale la fisica con la sensibilità? Pochi, pochissimi, molti meno di quanti ne crediate.

Ma al Signor Biliardo, molte volte, tutto questo non basta. Udite udite, vi sembrerà una barzelletta, per essere vincenti occorre anche esserlo psicologicamente. In questo mondo, dove tutto può essere il contrario di tutto, non sempre vince il giocatore più esperto e dotato; qualsiasi calo mentale, nel corso della partita, può costare caro a chiunque contro chiunque, persino al Campione del Mondo opposto al dilettante. Una cosa è certa: al Signor Biliardo l’insicurezza non è mai piaciuta, perciò si deve sempre essere convinti di potercela fare, di essere forti, altrimenti si parte già sconfitti.

Tutto questo, descritto in modo molto generale, può essere un buon punto di partenza per incuriosire chi non pensava che in un campo di gioco di poco più che quattro metri quadrati entrassero in gioco variabili di così alto profilo.

Tutto questo per descrivere la vera essenza del Signor Biliardo.


 
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