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Silenzio, parla Fabio...

"Intervista al n°1 del pool italiano: Fabio Petroni"
 
Fabio PetroniSe è vero che «chi ben comincia…», il ciclo delle nostre interviste ai campioni del pool internazionale non poteva iniziare sotto auspici migliori.
Tradizionalmente i «mostri» del biliardo all’americana hanno sempre avuto nomi esotici e soprannomi circondati da un’aura di mito, a partire dai tempi di Willie Mosconi, passando per Steve «the Miz» Mizerak, «King James» Rempe, fino ad arrivare ai filippini Efren «Bata» Reyes e Francisco «Django» Bustamante, agli statunitensi Earl «the Pearl» Strickland e Johnny «the Scorpion» Archer o ai tedeschi Oliver «the Machine» Ortmann e Ralf «Kaiser» Souquet.
Negli ultimi anni, però, nell’Olimpo delle palle numerate, si è aggiunto un «Fabulous», che ha una particolarità cara a tutti noi. Viene da Roma, ed è il primo, e finora unico, giocatore di pool italiano famoso nel Mondo. Ha 34 anni e si chiama Fabio Petroni.
Grazie ad un talento innato e ad un carattere forte, grandi sacrifici e personalità accattivante, Fabio è riuscito ad entrare nel novero dei «grandi» del pool mondiale dalla porta principale, conquistando con i fatti le copertine dei giornali e uno storico posto nella Mosconi Cup.
Lo abbiamo incontrato nei giorni della prova austriaca dell’Eurotour e simpaticamente si è concesso alle nostre domande.

BW: Come è nata la tua passione per il biliardo?

«La mia è una famiglia di giocatori di biliardo, mio padre ha sempre giocato a pool e mio nonno giocava a boccette. A tredici anni ho iniziato anch’io col pool ed ho subito capito che quella sarebbe stata la mia strada...»

BW: Una strada impervia, partendo dall’Italia. Cosa significa per un italiano decidere di diventare professionista del pool?Petroni esamina un tiro difficile

«Purtroppo in Italia non c’è una struttura federale che sostenga chi fa una scelta come la mia. Per perseguire i miei obiettivi ho dovuto, a malincuore, ignorare la mia provenienza e girare il mondo per conto mio, senza contare su nessuno».

BW: Sappiamo che purtroppo la situazione del pool in Italia non è per niente rosea, tante federazioni si sono susseguite negli anni e non sembra si sia ancora trovata la strada giusta. Se tu fossi a capo del pool nazionale, quale sarebbe la tua prima decisione?

«Senz’altro migliorare l’economia della Federazione. È da lì che tutto parte. Senza i fondi necessari, i giusti sponsor e una buona esposizione mediatica non si può arrivare da nessuna parte. Con le giuste persone ad occuparsi del marketing, manager professionisti che promuovano il prodotto pool in Italia, anche il numero dei praticanti, i risultati sportivi e l’organizzazione delle gare farebbero un grosso salto di qualità permettendo a più persone di percorrere la mia strada con molte meno difficoltà e maggiori gratificazioni».

BW: Chi parla è l’unico italiano che conosce e frequenta la realtà del pool in tutto il modo, e c’è da credergli.

BW: Qual è il tuo sogno?

«Vincere il titolo mondiale, se possibile più di una volta. Ed entrare nella Hall of Fame».

BW: Qual è stato il momento più importante della tua carriera?

«Deve ancora arrivare...».

Petroni con Efren ReyesBW: Chi sono, a tuo parere, i tre giocatori viventi più forti del mondo?

«Ammiro molti giocatori, chi per una dote e chi per l’altra. Ci sono grandissimi campioni, come Souquet, Strickland, Ortmann, Deuel, Bustamante, ed ognuno di essi ha un aspetto che stimo e rispetto. Ma c’è un solo Efren Reyes [con Fabio nella foto a destra - ndr]. Lui ha il biliardo nel sangue, è il Ronaldinho del pool, tanto che da ogni suo gesto traspare il talento. Inoltre è sempre educato, sorridente e corretto. Un modello da seguire in tutto e per tutti».

BW: Sei l’unico italiano membro dell’IPT, il tour professionistico americano che sembra una svolta per la nostra disciplina. È proprio così bello come sembra?

«Si. Direi che sembra addirittura troppo bello per essere vero. Ma l’ho visto e vissuto di persona, ed è vero. È quello che ogni giocatore sogna di raggiungere, speriamo solo che duri a lungo».

BW: Come ti alleni?

«Mi alleno da solo, quattro-cinque ore al giorno. Gioco a pool continuo, faccio esercizi di tecnica, provo tiri difficili e ripeto situazioni trovate in gara. Guardo anche i grandi giocatori, e cerco di imparare il più possibile da quello che vedo per poi provarlo in allenamento ed arricchire il mio bagaglio. Non gioco mai "tanto per giocare", ogni partita che gioco mi deve mettere sotto pressione, altrimenti non serve a nulla».

BW: E allora qui entra in ballo un altro discorso «spinoso». Come giudichi il gioco a soldi?

«Lo giudico positivamente, ma nell’ottica della gara. Mi spiego. Secondo me ogni partita deve avere un significato, per riprodurre situazioni emotive difficoltose. Non faccio partite a soldi «facili» perché non è quello che cerco, ma ci dev’essere motivo di impegno e di pressione sempre, per abituarsi a non sbagliare. Se uno queste motivazioni le trova giocandosi una pizza o da bere, ben venga, ma difficilmente si possono avere sensazioni simili alla gara se non c’è nessuna posta in palio».

Petroni al tiroBW: Se un giorno avrai un figlio che vorrà diventare forte come papà, che consiglio gli darai?

«Serietà massima, sempre. Non si può prescindere dal massimo impegno e dagli allenamenti costanti se si vuole eccellere nel pool».

BW: Bilancia, in percentuale, l’importanza di talento, allenamento e testa in un campione.

«In un campione con la C maiuscola il talento è dominante, almeno il 50%. Il resto, equamente diviso tra allenamento e preparazione mentale. Per raggiungere invece buoni livelli senza essere Efren Reyes, credo che un 33% per ognuna delle tre caratteristiche sia la soluzione ottimale».

BW: Quale specialità del pool ti piace di più e quale ritieni sia la più difficile?

«La mia preferita è il pool continuo, mentre la più difficile per i suoi aspetti tattici a mio parere è il One Pocket, seguito dal pool continuo».

BW: Il colpo più importante del pool?

«Sono tutti importanti, ma trovo che per la nostra specialità avere una buona padronanza del colpo sotto aiuti molto».

BW: Quali sono le tue passioni extra-biliardo?

«Faccio molto sport, specialmente calcio e calcetto, mi piace il cinema e gioco a calcio balilla».

Anche a calcio, e perfino a calcio balilla, potrebbe essere un numero uno... ma questo è un altro discorso!
I prossimi impegni di Fabio Petroni sul tavolo verde saranno come sempre tornei di altissimo livello come i Campionati del Mondo di Palla 9, la prova IPT a Las Vegas e gli US Open, tra l’inizio e la fine dell’estate. E ancora una volta, nell’elite del pool mondiale, la bandiera italiana sarà degnamente rappresentata da questo ragazzo romano, che anche con noi di BW ha dimostrato estrema cortesia e professionalità. Un «in bocca al lupo» è d’obbligo, e non solo di circostanza, come il doveroso ringraziamento a nome nostro e, ci sentiamo di dire, di tutto il biliardo italiano.
(immagini tratte dal sito http://www.fabiopetroni.it)


 
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