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World Pool Championship 2006

"A Manila (Filippine) tra gli idoli di casa la spunta un nome a sorpresa: «Ronnie» Alcano"
 

Sembra impossibile, ma esiste una nazione al Mondo in cui il biliardo, per la precisione la specialità Pool, è vero e proprio sport nazionale.

In Italia abbiamo i calciatori, giovani, belli e affamati di Veline, in USA Michael Jordan e i suoi emuli da sempre la fanno da padroni nell’immaginario popolare, la Germania ha Shumacher, a Rio De Janeiro gli Dei della pedata sono più invocati del Cristo Redentore sulla vetta del Corcovado.

Efren Reyes
Efren «Bata» Reyes, idolo locale

Nelle Filippine da vent’anni uno sdentato omino coi baffi è l’idolo sportivo in assoluto, non c’è uomo, donna o bambino che non conosca il nome di Colui che con la stecca tutto può: Efren «Bata» Reyes.

L’attesa, per un Popolo che vive di palle in buca, è stata lunghissima, ma finalmente quest’anno, dal 4 al 12 novembre, per la prima volta Manila ha ospitato il Campionato del Mondo di Palla 9.

Sin dall’annuncio dell’assegnazione della kermesse alla capitale dell’arcipelago asiatico il fermento è stato altissimo. Tutto il 2006 è trascorso, da quelle parti, nella fervente aspettativa di un momento di gloria sportiva per un Paese che, tra guerre civili, disastri ambientali e povertà, di certo non ha molto di cui godere.

All’avvio della manifestazione, ripresa in diretta dalle telecamere di Sky Sport inglese e diffusa in gran parte del Globo (naturalmente, non in Italia…), gli occhi dei numerosi appassionati erano quasi tutti puntati su Reyes, un simbolo, il Più Forte, l’unico cittadino Filippino che era stato in grado di vincere il Mondiale di Palla9 in precedenza, a Cardiff nel ’99. A dire il vero, un altro suo connazionale, Pagulayan, due anni or sono si era aggiudicato la prestigiosa Corona. Ma, ironia della sorte, il piccolo ed estroverso Alex «batteva» bandiera canadese, suo Stato di residenza.

Francisco Bustamante
Francisco Bustamante
Altre «bocche da fuoco» dell’armata filippina, come Francisco Bustamante, Marlon Manalo, Rodolfo Luat o i rampanti Lee Van Corteza e Dennis Orcollo, erano le principali alternative locali per contrastare i «soliti noti», americani, taiwanesi o tedeschi, che nelle edizioni passate avevano fatto razzia di titoli in barba alla chiara superiorità tecnica di Reyes e soci.

Forse era scritto che questo dovesse essere l’anno buono, ma, come nei migliori thriller, tutti i maggiori indiziati sono caduti come mosche nel corso delle varie fasi del torneo, e il nome dell’assassino, più inaspettato del maggiordomo (filippino, guarda caso…), è affiorato mano a mano nell’incredulità generale.

Ronato «Ronnie» Alcano, 34 anni, è uno di quei giocatori che trasudano talento da tutti i pori, steccata sciolta, presa morbida tipica del suo Paese e nervi d’acciaio. Fin qui tutto bene, i requisiti c’erano tutti. Ma quello che sarebbe diventato il nuovo Campione del Mondo non era nel novero dei favoriti a causa del suo palmares stranamente scarno di grandi successi. Da lui ci si aspettava, a maggior ragione avendo passato la trentina senza grandi acuti, una buona prestazione e magari un piazzamento tra i primi trentadue, magari sedici, ma nulla di più.

La sceneggiatura non avrebbe potuto essere congegnata meglio. Nei gironi eliminatori Ronnie è quasi fuori. Arrivato all’ultima partita del Round Robin, la sua unica speranza è di vincere con almeno 6 punti di scarto contro l’olandese Marcel Martens e aspettare un risultato favorevole dagli altri tavoli. È a quel punto che la favola inizia. Con un provvidenziale 8-2, Alcano accede alle fasi ad eliminazione diretta, e, come se si fosse tolto un peso, inizia a volare surclassando di volta in volta avversari sempre più celebri, e sempre con maggiore facilità.

Ronnie Alcano
Ronnie Alcano, campione del mondo 2006

Nei sedicesimi, Ronnie si rende protagonista di un vero e proprio affronto. Butta fuori Reyes, e questa è l’unica partita in cui il pubblico, in gran parte, gli è contro. Il crescendo prosegue, tra il clamore generale, con partite perfette contro i due finalisti dello scorso Mondiale, Kuo Po-Cheng e Wu Chia-Ching, taiwanesi giovani e forti, ridicolizzati nel punteggio e nel gioco. La semifinale, col cinese Li, è quasi un proforma, e lo scoglio maggiore che lo separa dal «delitto perfetto» è il tedesco Ralf Souquet, il «kaiser», un uomo di ghiaccio, forse il professionista più vincente degli ultimi 15 anni.

Per un vero finale al cardiopalmo, probabilmente la partita valida per il titolo avrebbe dovuto essere più tirata, magari un punto-a-punto come nel 2002, tra il bizzoso Strickland e il talentuoso Bustamante. Invece il thriller, per il suo atto conclusivo, lascia il posto al sentimento. Ronnie Alcano, per forza d’inerzia e per l’inerzia della sua forza, fa un sol boccone del plurititolato Souquet, e il 17-11 conclusivo non dà adito a discussioni sull’esito della finalissima.

È a questo punto che, come tante volte accade, ma quasi sempre solo qui o agli US Open, succede l’episodio che non t’aspetti, che farà dell’edizione 2006 un Mondiale da ricordare. Il «robotico» Kaiser, che in decenni di attività ai massimi livelli non aveva mai tradito l’ombra di un’emozione, viene travolto dalla tensione e scoppia in un pianto del tutto inedito, complimentandosi comunque con l’avversario ed esprimendo tutto il suo dispiacere per non essere riuscito a portare a termine l’ennesima impresa in uno scenario così suggestivo. Il pubblico, molto competente ma appassionato ai limiti della scorrettezza, che fino a quel momento aveva sostenuto a gran voce il beniamino locale (a volte esultando anche per errori del tedesco), scosso da una reazione tanto inattesa quanto sincera, esplode in un fragoroso applauso per Ralf, distogliendo solo per un attimo l’attenzione dal proprio Campione atteso per anni ma concedendo al romanzo del mondiale 2006 il finale agrodolce degno di un film.

C’è da giurare che il trentottenne Souquet, mai domo gentleman della stecca, stia già affilando le armi per prendersi la sua rivincita, nella 2007, sempre a Manila.

Ralf Soquet
Ralf Soquet, finalista,
scoppia in lacrime durante la premiazione
Come lui, dovrà attendere altri 12 mesi anche Fabio Petroni, unico italiano in gara, che dopo aver passato il Round Robin in scioltezza, è stato eliminato dalla leggenda dello snooker Steve Davis, che a palla 9 è tutt’altro che un novellino.

Hanno deluso gli americani, unica grande potenza biliardistica a non occupare un posto tra i primi sedici, tra le ormai consuete schizofrenie di Strickland e le prestazioni sottotono di Archer, Deuel e Morris.

Per l’Europa, oltre a Souquet sono da segnalare le ottime prestazioni di Sandor Tot (Serbia), giunto agli ottavi, e di tre giovani, Konstantin Stepanov (Russia), Marco Tschudi (Svizzera) e David Alcaide (Spagna), che grazie al piazzamento nei primi 16 ha conquistato la sua prima convocazione per la Mosconi Cup.

Da oggi starà a Ronato «Ronnie» Alcano, Campione del Mondo di Palla 9 2006, confermare ciò che di buono ha fatto vedere nella sua settimana magica, per dimostrare che l’Olimpo del pool ha una nuova stella a tutti gli effetti.

E che non è stato solo un bel film...


 
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