La stagione 2006/2007 è in dirittura d'arrivo, e l'ormai classico appuntamento di Pechino ne rappresenta l'ultimo atto prima del gran finale di Sheffield.
Un torneo particolare questo China Open, l'unico della stagione a non disputarsi in un paese anglosassone, l'unico al di fuori del continente europeo. E le diversità culturali non passano certo inosservate agli spettatori, né tanto meno ai giocatori: bastino in tal senso i ripetuti richiami degli arbitri, che hanno avuto il loro daffare nel tentativo di ammansire il pubblico, certamente più rumoroso e indisciplinato rispetto alle religiosamente silenziose arene inglesi.
Alcuni vedono in questa gara una sorta di «riscaldamento pre-mondiale», una kermesse di secondaria importanza dal punto di vista tecnico-agonistico, ma anche quest'anno alcuni verdetti emessi sul campo sono di notevole interesse e vale la pena analizzarli.
Ding Junhui, idolo di casa,
di nuovo fuori al primo turno
La «febbre gialla» è ancora… in incubazione?
Erano in molti a credere che già in questa stagione il mondo dello snooker sarebbe stato preso d'assalto sul fronte orientale: si pensava a Junhui, certo, ma anche ai tanti altri ragazzi cinesi (e dintorni) che avevano fatto capolino nelle cronache sportive non solo di snooker ma anche di altre specialità del biliardo (basti pensare a Wu Chia Chin, campione del mondo di palla 8 e palla 9 a soli 17 anni).
E la stagione era cominciata sotto questi auspici, col trionfo di Junhui al Northern Ireland Trophy e l'impressione che potesse fare da traino per un gruppo di giovani rampanti di grande talento. Col passare dei mesi il tutto si è un poco ridimensionato, e in questo China Open il migliore dei padroni di casa è stato il «veterano» Marco Fu (attenzione a lui in vista di Sheffield!), mentre Junhui registra la terza eliminazione al primo turno consecutiva (la dura sconfitta in finale al Masters deve avergli fatto davvero molto male), e degli altri 8 cinesi in gara si sono perse le tracce già al secondo turno.
Non ci sono dubbi che il futuro dello snooker passi anche dall'estremo oriente, ma è un futuro che dovrà attendere ancora un po'. Evidentemente il solo talento abbinato alla ferrea disciplina non possono sopperire del tutto alla mancanza di esperienza…
Per il giovane Jamie Cope è
la seconda finale della stagione
La conferma di un astro nascente: Jamie Cope
Come tutti gli sport, anche lo snooker ha bisogno di «personaggi». Giocatori che non solo impressionano per l'abilità nell'imbucare bilie, ma che infiammano il pubblico con la loro personalità. In passato questo ruolo toccò ad Alex «Hurricane» Higgins, poi fu la volta di Jimmy «Whirlwind» White. Oggi il numero uno in questo senso è indubbiamente Ronnie O'Sullivan, che anche in questo torneo ha fatto gioire e soffrire le sue schiere sterminate di supporter, rimontando da 2-4 contro Carter, sfoderando il meglio del suo repertorio contro Fu, affondando miseramente sotto i colpi di Dott.
Gli avversari storici di «Rocket» non possono certo competere con lui in fatto di immagine, ma forse i tifosi hanno trovato quello che può essere un suo erede: quel Jamie Cope che in qualche modo gli somiglia nel suo fulmineo destreggiarsi sul tavolo, e che sembra avere quel «fascino» che manca a tanti suoi colleghi certamente più titolati. Seconda finale della stagione per Cope, un risultato eccezionale che lo porta nelle zone alte della classifica, e che sommato al 147 realizzato al Grand Prix mette il sigillo a una stagione eccezionale, purtroppo giunta al termine per lui (ha mancato le qualificazioni ai mondiali, per mano dell’altro giovane talento: Judd Trump). Lo rivedremo, statene certi…
Graeme Dott alza il trofeo del vincitore
Ricambio generazionale
All’inizio della stagione, statistiche alla mano, gli ultratrentenni tra i primi 16 della classifica erano 9, e occupavano i primi 4 posti. Guardando la classifica provvisoria alle porte di Sheffield, il numero complessivo si riduce a 7, con 2 nei primi 4. Se invece consideriamo la classifica «super-provvisoria» (ovvero quella che tiene in considerazione solo la stagione in corso) i top-16 di oltre 30 anni sono ancora 7, ma soltanto O’Sullivan resiste tra i primi 4.
Del resto, i risultati di quest’anno parlano chiaro: l’unico vero exploit dei «senatori» dello snooker si è verificato allo UK Championship (finale Ebdon-Hendry); per il resto, come si suol dire… largo ai giovani! Stupisce in modo particolare la debacle di Higgins, davvero svuotato dalla semifinale dello UKC (persa con Ebdon) in avanti. Il più costante e motivato sembra sempre l’irlandese Doherty, il quale tuttavia è sempre più spesso costretto a cedere il passo ai giovanotti rampanti.
Grame Dott, re senza corona
E’ il campione del mondo, è il n° 1 della classifica provvisoria, ha vinto il China Open spazzando via in sequenza Robertson, Higgins e O’Sullivan… eppure si stenta a considerarlo un campione con la C maiuscola. Lo scozzese Dott è l’esatto contraltare di quello che poco fa abbiamo definito in merito a Cope: è l’antidivo per eccellenza. Look sommesso, gioco lineare senza fronzoli (anche se è diventato molto più rapido e piacevole a vedersi sul tavolo), poche chiacchiere e molta sostanza. Il Crucible di quest’anno sarà forse la prova del fuoco… di fronte a un’altra prestazione di rilievo l’opinione pubblica si deciderà a prenderlo sul serio? Per quanto ci riguarda, merita una promozione a pieni voti per la sua stagione, resa niente affatto facile dal fardello del titolo mondiale da difendere.
Due parole sui prossimi mondiali…
Peter Ebdon e Graeme Dott,
i finalisti di Sheffield 2006
Non riusciamo a immaginare pronostico più incerto di quello che riguarda il Campionato del mondo di snooker edizione 2007. La stagione che si avvia al termine è trascorsa all'insegna dell'equilibrio, o se preferite dei rendimenti altalenanti: considerando le prove valide per la classifica, il Masters e la Pot Black Cup, abbiamo un totale di 8 eventi con ben 12 diversi finalisti.Un solo giocatore (l'australiano Robertson) si è aggiudicato due prove, e oltre a lui soltanto Jamie Cope ha avuto accesso a due finali valide per la classifica (quest'ultimo peraltro sarà assente a Sheffield).
Il nostro favorito a inizio stagione (Higgins) da gennaio in poi è franato in uno stato di forma inaccettabile; il numero 1 della classifica ufficiale, ovvero Stephen Hendry, stenta a mantenere livelli di eccellenza; Peter Ebdon sembra appagato dopo lo straordinario successo allo UK Championship; O'Sullivan è più imprevedibile che mai: se le bilie gli rispondono a dovere, non c'è avversario che possa contenerlo, ma non appena «il gioco si fa duro», i suoi tifosi possono solo pregare che non crolli… senza contare che il sorteggio beffardo gli ha riservato un gran brutto cliente al primo turno: Ding Junhui!
In questo quadro quanto mai confuso, non è insensato puntare su qualche outsider… può farcela Dott a siglare una storica doppietta? O sarà il giovane Robertson a consacrarsi tra i grandi della specialità? L'esperienza di Doherty potrà avere la meglio sulla lunga distanza delle partite di Sheffield? Ci sarà un po' di luce anche per Matthew Stevens finalmente? Beh, visti i miei infausti trascorsi da «Nostradamus», per stavolta preferisco astenermi… Vi rimando invece all'appuntamento di maggio, subito dopo la conclusione del torneo, per un resoconto completo!
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