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In principio fu... la canna da pesca!

"Processo costruttivo di un puntale in fibra composita"
 

No, non avete sbagliato rivista, è sempre bweb Magazine, e il soggetto è il puntale della vostra stecca, e a meno che non giochiate con una stecca completamente in legno, è sicuramente di materiale «composito».

Vogliamo infatti parlare di quell’oggetto conico che, insieme al cuoietto è forse la parte più importante dell’attrezzo usato dai giocatori di biliardo.
I primi puntali in materiale composito giunsero sul mercato agli inizi degli anni ‘90 soppiantando abbastanza velocemente tutti gli altri tipi di puntali per le stecche, sia metallici che non, ed erano in fibra di vetro (vetroresina) dopodiché comparve il carbonio ed infine il Kevlar®.
La tecnologia costruttiva derivava da quella delle canne da pesca, che adottava tali materiali già da qualche anno.

Ma di quali materiali è fatto, e come viene costruito un puntale?
Alla base di tutto c’è sempre la fibra di vetro e la resina epossidica, poi la fibra di carbonio (carbon fiber o anche meno propriamente «graphite») e la fibra aramidica chiamata Kevlar®.

In pratica alla resina viene aggregata una fibra di rinforzo, che può essere una di quelle sopra citate, o, come avviene più generalmente, tutte e tre.
Ultimamente vengono utilizzati anche altri elementi come la fibra di alluminio e di rame, ed altri se ne aggiungeranno prevedibilmente in un prossimo futuro.

Come avviene il processo costruttivo?
Come dicevamo, la tecnologia di costruzione è mutuata dal settore delle canne da pesca.
Una delle tecnologie utilizzate è chiamata filament winding, che consiste nell’avvolgimento di un filo, oppure un nastro di fibra di carbonio, attorno ad un mandrino, nel nostro caso troncoconico, che viene fatto passare attraverso un contenitore di resina per l’impregnazione.

schema

Oggi il processo produttivo avviene in maniera differente soprattutto per quanto riguarda l’impregnazione del materiale.
Infatti si è passati all’utilizzo di un materiale già impregnato di resina chiamato «prepreg», che consente un controllo più approfondito della quantità di resina utilizzata, ed un miglior controllo del processo produttivo.

In pratica attorno al mandrino viene avvolto ora non più un filamento o un nastro, ma un intero foglio di tessuto, già impregnato con la resina, e che può essere di fibra di vetro, di carbonio, di Kevlar® o di altro materiale.

In generale l’ordine di stratificazione, questo è il nome con cui viene chiamato l’intero procedimento, avviene avvolgendo un primo strato di fibra di vetro, poi uno di fibra di carbonio e poi eventualmente uno strato di Kevlar®, ma non necessariamente in quest'ordine, anche se fino ad oggi è stato il processo più utilizzato.

La presenza della fibra di carbonio è praticamente costante in tutti i tipi di puntale, perché dà al puntale stesso la giusta rigidezza torsionale.
Dopo questa fase il puntale viene «rullato» con un macchinario apposito per eliminare le eventuali bolle d’aria che si possono formare durante la fase di stratificazione stessa, dopodiché si avvolge in un foglio di polietilene forato per la degassificazione e messo a cuocere in autoclave, ovvero in forno a pressione, ad una temperatura di 120 ÷130° per 90 minuti.

Ultimamente sul mercato sono apparsi dei puntali che hanno l’apparenza esteriore del «legno», ma che con il legno non sono neanche parenti: infatti si tratta solo di un foglio «decorativo» (sublimato) avente l’apparenza del legno o di altri materiali, ma che non contribuisce in alcun modo alle caratteristiche fisico-meccaniche del puntale stesso (Potrebbero pure mettere un foglio con disegnata una casetta ed un alberello!). E non bisogna farsi ingannare dai nomi che le aziende danno a questi prodotti: lo scopo è prettamente commerciale.

Finita la cottura il puntale è pronto per essere finito, ovvero per essere tagliato a dimensione «riempito» con del leggerissimo materiale fonoassorbente e per l’ incollaggio della ghiera, generalmente in PVC, e dell’attacco al calcio della stecca, operazioni che però vengono svolte dal costruttore delle stecche, e non dal costruttore del puntale.

Quello qui illustrato vuol essere solo l’ esemplificazione del sistema di costruzione di un puntale in materiale composito.
Si è scelto volutamente di non entrare nello specifico con dati e tabelle sui materiali utilizzati, né sulla differenze che intercorrono fra un puntale ed un altro dal punto di vista del comportamento durante il gioco, perché nulla avrebbe aggiunto alla comprensione del processo costruttivo.

In fondo è solo... una canna da pesca!


 
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