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Intervista a Paolo Venerando

"Dal biliardo alle gondole... e viceversa!"
 
Venerando e Luzzi
Venerando e Paola Luzzi, la vostra «intervistatrice»

Pomeriggio cupo e nuvoloso... che c'è di meglio di una bella partita a biliardo? Ma non ho voglia di vedere le solite facce, quindi mi spingo verso quel di Padova in una delle tante sale della provincia, ma evito l'autostrada, mi da noia e quando arrivo nella bellissima Este mi viene in mente che a pochi chilometri c'è una sala biliardi molto carina, frequentata da gente simpatica e gestito da una vecchia conoscenza. Decido di dirigermi verso Monselice e di andare al «Planet Games»,  ad accogliermi... Paolo Venerando, gestore della sala.

L'ambiente brulica di ragazzini che si destreggiano tra i tavoli da pool e i videogiochi, e i biliardi internazionali sono tutti occupati... accidenti! «Paolo mi fai un caffè? E già che ci sei, mi concedi un'intervista per bweb Magazine?».
La risposta: «Certamente!».

Ed eccomi qua, seduta ad un tavolo del bar, di fronte a me un pezzo di storia del biliardo “dei grandi”, Paolo Venerando. L'intervista è un po' più complicata del solito perchè Paolo, tra una risposta e l'altra, o forse sarebbe meglio dire tra un discorso e l'altro, deve fare il suo lavoro: servire i clienti. Ma alla fine ce l'ho fatta e il risultato mi sembra piacevole!

Paolo Venerando nasce a Venezia il 27 Gennaio del 1950, è sposato e ha due figli: Marta di 20 anni e Nicola di 8. Inizio subito con la domanda che tutti, credo, vorrebbero fargli...

 

bweb: «Perchè sei scomparso dal mondo del biliardo?»

«Beh, non sono scomparso, come vedi il biliardo fa ancora parte della mia vita. Diciamo che ho abbandonato le competizioni importanti. Il motivo? Non vedevo, e tutt'ora non vedo, un futuro per questo sport.
Un giocatore come me, e come tanti altri che hanno vissuto le esperienze di TelePiù, della B.M.A., del circuito Top Ten (per chi non lo ricordasse era una competizione riservata ai primi 12 giocatori in Italia, ndr), si è trovato, improvvisamente, catapultato in una situazione a dir poco... catastrofica. Il pensiero di dover girare l'Italia a mie spese per ottenere che cosa alla fine? Forse, se tutto va bene, la possiblità di fare un Campionato Italiano? Una stagione di viaggi e trasferte per un unico premio di 10.000 euro? Questo non è un futuro... questa è una resa. Ognuno è libero di fare le proprie scelte e io ho fatto la mia.»

bweb: «Come dovrebbe essere il futuro del biliardo per te?»

«Ci vorrebbe una federazione più concreta che seguisse tutta l'attività biliardistica in Italia, dal tesseramento alle gare senza appoggiarsi ad aziende private o addirittura, come succede ora, che queste aziende siano presenti all'interno del consiglio federale.
Per la mia personale esperienza posso senz'altro affermare che con TelePiù il biliardo ha raggiunto un traguardo unico, soprattutto sotto il profilo dell'immagine ma non solo: le conoscenze, le persone, le esperienze, gli addetti ai lavori... tutto era ai massimi livelli. Credo ancora, fortemente, che bisognerebbe indirizzare gli sforzi verso una tv specializzata come Eurosport ad esempio, che abbia la possibilità di sostenere il biliardo e portarlo ai livelli di quegli anni e non parlo solo di un punto di vista economico.

Paolo Venerando
Venerando premiato ad una gara
del circuito Triveneto

La federazione dovrebbe lavorare per il biliardo ricercando nuove entrate e sponsorizzazioni che le permettessero di mantenere i 24 giocatori più bravi. Dovrebbe farli giocare in lungo e in largo per l'Italia, seguiti da una tv specializzata nel settore sport.

Ma poi è così in tutti gli sport no? I campioni sono pochi e comunicano a chi pratica il loro sport lo spirito e la voglia di diventare come loro. Questo nel biliardo manca del tutto.»

bweb: «La televisione vi aveva dato una notorietà indiscutibile...»

«Ho molti ricordi piacevoli legati a quel periodo, la gente ci riconosceva ed eravamo seguitissimi: pensa che una volta in treno mi hanno ceduto il posto perchè mi avevano riconosciuto; in un'altra occasione invece, mi trovavo in auto in un parcheggio di Milano e alcuni ragazzi di Firenze mi hanno avvicinato per avere un'autografo.
La gente comune che non sapeva giocare a biliardo sapeva chi eravamo, dei professionisti di biliardo. Non era comunque facile: ricordo anche molte lotte interne, discussioni infinite, scissioni e riappacificazioni. Ma il biliardo era una cosa diversa.»

bweb: «Quanto rimpiangi la competizione?»

«Molto... tantissimo! Il biliardo è stato molto importante per me, da quando ho vinto la mia prima gara... e avevo solo 17 anni.»

bweb: «Sei diventato gestore di una sala biliardi. Come ti vedi in questo ruolo?»

«Beh, questa non è la mia prima esperienza come gestore. E' un po' pesante, molto più di quello che molti credono. Ma è un lavoro come tanti altri e mi permette di rimanere in contatto con il biliardo stesso.»

bweb: «Raccontaci un po' di te... come hai iniziato a giocare?»

«Quasi per caso. Da ragazzo abitavo sopra un bar che aveva 2 Schiavon dove mio padre, discreto giocatore, giocava ogni tanto. Io andavo a vederlo: portavo la stecca, segnavo i punti e a 14-15 anni ho iniziato a giocare... rigorosamente a goriziana. E' stato un feeling immediato!
A 17 anni, in coppia con un certo Urano, un gran giocatore veneziano, direi quasi un fuoriclasse per quei tempi, vinsi la mia prima gara. A Venezia c'era un discreto movimento e io andavo alla ricerca dei giocatori più forti per vederli, per giocarci... per imparare: D'Amato, Ballarini e quello che per me era un vero mito, Marcello Stoppa. A 21 anni Marcello mi disse: “Ti porto a fare i Campionati Italiani a Levico Terme”, e io credo di non aver dormito per 15 giorni di fila tanto ero emozionato! Siamo arrivati secondi, abbiamo perso in finale con Cavazzana (padre) e Poli (un giocatore di Torino). Sei mesi dopo ho vinto una prestigiosa competizione classica che si teneva ogni anno ad Arco di Trento e poi altre importanti gare, tra le quali un Grand Prix di Saint Vincent.

Comunque non ho passato, come molti credono, la vita a giocare a biliardo. A Venezia lavoravo come geometra in uno studio. Stavo progettando di andarmene in Venezuela dove mi avrebbero offerto un lavoro molto redditizio quando incontrai un certo Armando Nardin detto “Lupo”, un giocatore di Venezia che mi disse “Ma ti se mato ti...“ (tu sei tutto matto) e mi presentò un signore che mi affittò la licenza di gondoliere per un certo periodo... poi ne presi una mia, questo mi permetteva di avere 3 mesi all'anno da poter dedicare interamente al gioco.

Con l'arrivo di TelePiù ho smesso l'attività fisica del gondoliere dedicandomi a quella burocratica della cooperativa dei gondolieri e quando lo stato italiano me lo ha permesso ho venduto la licenza e mi sono dedicato per alcuni anni solo ed esclusivamente al biliardo. Poi ho preso in gestione una sala a Rovigo, poi una a Padova ed infine, essendomi trasferito qui vicino a Montegrotto Terme, eccomi qua a Monselice.»

Paolo Venerando
Paolo Venerando

bweb: «Hai fatto fatica ad adattarti al biliardo internazionale?»

«Tantissima! All'inizo è stata una catastrofe! Avevo persino gli incubi. Poi, una volta capito e fatto i conti con i miei difetti, tutti i giocatori ne hanno, sono riuscito a cogliere il meglio di questo nuovo tavolo.»

bweb: «La partita che ti ha fatto più male perdere e quella che ti ha dato più soddisfazione vincere.»

«Nessuna sconfitta in particolare, fanno parte del biliardo e ti posso assicurare che ne ho subite tante... ma non mi hanno mai pesato.

La più grande soddisfazione non me l'ha data una partita ma... una gara. Nel 1996 si organizzavano 10 prove di qualificazione per il Campionato nel Mondo a Saint Vincent. Un paio d'anni prima, tramite un amico, Fabio Masiero, ho conosciuto uno psicoterapeuta: io ero molto scettico ma iniziai a frequentarlo e lui mi ha insegnato a ragionare in un modo tutto diverso attraverso delle tecniche e degli esercizi che eseguivo ogni mattina.

La terza gara di questo circuito di 10 prove, questo psicoterapeuta, mi ha accompagnato. Non so se per il fatto che fosse lì o cosa ma... è stata una gara trionfale: ho sconfitto Zito in un incontro carico di suspance (2 a 1 per lui e 53 a 30 avanti nel 4° set... alla fine ho vinto io), poi Mannone, Consagno, Cicuti e Martinelli in finale. Mi sentivo padrone della situazione, la testa libera, il braccio sciolto, è stata un'esperienza davvero indimenticabile.»

bweb: «Qual'è il collega che stimi di più?»

«Da un punto di vista prettamente biliardistico direi Carlo Cifalà perché è stato il precursore, il mito assoluto dal quale tutti quelli della mia generazione hanno attinto.
Da un punto di vista di stima personale dico Gustavo Torregiani: equilibrato, una persona dai sani e forti principi, una rarità in questo mondo.»

bweb: «Dacci i voti, per te e per altri giocatori.»

a) abilità, precisione e misura: «Zito 10 sicuramente. Per me faccio fatica ad esprimere un voto è una cosa troppo personale frutto di anni e anni di ricerche basate sulle mie caratteristiche.»

b) professionalità (inteso come impegno, allenamento): «10 io – 10 Zito»

c) grinta e fiducia in sé stessi: «6+ io - 10 Maggio»

d) gioco di prima: «8 io - 10 Quarta»

e) gioco di sponda: «10 io - 10 Gomez»

f) correttezza e lealtà: «10 io – 10 Mannone»

g) strategia: «io 10 - Cifalà 10»

h) completezza: «io 8 (presento qualche difetto di fabbrica... eheheh) – Zito 10! In tutto il periodo di TelePiù non ricordo di avergli mai visto fare un rimpallo di terza passata sui filotti: le sue bilie viaggiavano a distanze impressionati! E' stato oggetto di studio per diversi anni per me.»

bweb: «Qual'è il pregio più grande che deve avere un campione di biliardo?»

«Senza dubbio l'umiltà altrimenti “semo rovinai” (siamo rovinati, in veneziano doc) e poi deve avere una componente fondamentale che è il talento.»

bweb: «Il peggior difetto?»

«La assoluta mancanza di umiltà ovviamente. Il “volare alto”, credere di non aver più nulla da imparare.»

bweb: «Se non facessi questo lavoro cosa faresti?»

«Continuerei a fare il gondoliere... è il mestiere più bello del mondo!»

 

Grazie Paolo, in bocca al lupo per la tua attività, a presto!


La dedica di Paolo Venerando
La dedica di Venerando a tutto il biliardo italiano

 
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