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Intervista a Marco Zanetti

"Il numero 1 della carambola italiana si racconta"
 
Si ringraziano Roberto Garofalo e Enrico Galli per aver collaborato alla realizzazione di questa intervista

Questo mese inauguriamo la rubrica delle interviste ai campioni di carambola, e davvero non potevamo scegliere un nome migliore per questo esordio.
Marco Zanetti è da moltissimi anni il simbolo della carambola a tre sponde in Italia, l'unico azzurro capace di primeggiare anche a livello internazionale, un idolo e un esempio da imitare per tutti gli aficionados di questo gioco.
In occasione degli ultimi campionati assoluti di Saint Vincent (che Marco si è aggiudicato, laureandosi campione italiano per la quindicesima volta) abbiamo potuto fare quattro chiacchiere con questo grande campione, che ringraziamo per la cortesia e la disponibilità dimostrate nel rispondere alle nostre domande...

europei juniores 1978BW: Come hai iniziato a giocare a carambola? Ci racconti le tue prime gare?

«Mio padre Erwin era Presidente del Circolo Carambola di Bolzano. Mi ha portato con sé un giorno e il biliardo mi è subito piaciuto. Ho iniziato a giocare prestissimo, intorno ai 7 anni, e mi aiutavo con una sedia per giocare sul biliardo piccolo (c'erano tavoli di 2,30m). A 11 anni ho iniziato con i Tornei sociali, a 15 con quelli nazionali e internazionali. A questa età ho anche vinto un titolo nazionale assoluto e una medaglia di bronzo ai Campionati Europei Juniores in Lussemburgo».

BW: Quante gare disputi in un anno?

«Circa 25-30 gare suddivise nei vari week-end. Il circuito nazionale, europeo e mondiale ne comprende almeno una decina, gli impegni con i campionati a squadre con Francia, Germania e Olanda circa altrettante; e poi ci sono diverse gare su invito».

BW: Molti pensano che i biliardi internazionali sui cui oggi si gioca a 5 birilli siano identici a quelli usati anche per la carambola: è proprio così?

«No, non esattamente. Quando alcuni anni fa sono state unificate le due discipline sullo stesso biliardo, furono apportate alcune modifiche per poter avvicinare di più il biliardo al gioco dei birilli. Quella fondamentale, che ha portato i maggiori cambiamenti, è stato sicuramente il rialzamento delle sponde di un paio di millimetri. Prima infatti, soprattutto nei tiri corta-corta (filotti a più passate) la bilia tendeva a saltare molto. Il risultato è stato sicuramente un buon biliardo per i birilli… un po' meno per la carambola: il rientro delle bilie e il cambiamento inevitabile di alcune geometrie alterano infatti il gioco originale dei biliardi internazionali.
Credo però che le modifiche effettuate abbiano reso il biliardo meno fantasioso e questo va a discapito di coloro che possiedono la miglior tecnica, anche tra i giocatori di birilli. Sarebbe meglio riabbassare la sponda e dover lavorare di più con gli effetti per far fare alle bilie certi percorsi».

BW: L'Italia è pronta, secondo te, ad ospitare una delle prove del mondiale di carambola?

«Secondo me sì: negli ultimi anni c'è stato un ricompattamento dei vari elementi, la Federazione è contenta e mai come ora mi sembrerebbe valido per la F.I.Bi.S. sfruttare l'opportunità di entrare nel circuito mondiale della carambola».

BW: La formula di gioco delle gare internazionali è quella dei 5 seti ai 15 punti. La trovi una formula valida ed applicabile in Italia?

«Sinceramente credo che in Italia la partita unica su lunga distanza sia più appropriata quando si disputa un torneo ufficiale, mentre in altre gare i 2 set su 3 ai 15 punti o anche altre formule che tengano conto dell'effettivo spessore tecnico dei giocatori possano essere applicabili».

BW: Visto che abbiamo parlato delle differenza tra il biliardo per i birilli e quello per la carambola, parliamo un po' anche della stecca. Come deve essere la stecca per giocare a carambola?

«In base alla mia esperienza posso dirti che per nel gioco dei birilli si predilige l'uso dei materiali sintetici che ti danno maggior controllo della bilia battente, ma devi calcolare che nel gioco in questione la percentuale di impatto tra le due bilie è molto elevata. Io sono stato uno dei primi a credere nei sintetici anche per il gioco della carambola, ma mi sono dovuto ricredere… il legno è senz'altro il materiale principe per giocare a questa disciplina: riesci a giocare anche le porzioni di bilia più sottili con una precisione che, con il sintetico, difficilmente si riesce ad ottenere.
La mia stecca è una Longoni "Ray of Light" – che ho sviluppato insieme all'azienda che la commercializza con successo in tutto il mondo, del peso di 520 grammi, 11,8 mm di diametro, 142 cm di lunghezza con un puntale Pro2+. Da pochissimo è anche disponibile stecca "Blue Night", i cui colori ricordano di più la notte.
Sono molto soddisfatto del lavoro che sto facendo con l'azienda di Mariano Comense e ogni modello è il risultato di un serio lavoro di progettazione e sperimentazione, volto a migliorare la qualità e agevolare il gioco.
Solitamente, alle gare, porto sempre con me 2 stecche poco diverse tra loro, con 10-15 grammi di differenza. Decido quale utilizzare in base alla mia condizione del momento».

Zanetti vincenteBW: Saresti favorevole alla reintroduzione del biathlon, specialità nella quale detieni ancora il titolo di Campione del mondo?

«Nel 1996, quando vinsi il titolo, il biathlon (competizione mista di carambola 3 sponde / 5 birilli - ndr) questa specialità era stata introdotta con il preciso scopo di far conoscere il gioco dei birilli all'estero. Al giorno d'oggi lo vedrei positivamente ma con lo scopo opposto, ovvero cercare di avvicinare quei giocatori di birilli ai quali piacerebbe approfondire la conoscenza della carambola a 3 sponde.
Quanto alla stecca da utilizzare in queste competizioni, consiglio di puntare preferibilmente sul legno, per facilitare l'uso degli effetti abbinati alla precisione nel tocco della bilia nr. 2».

BW: Le donne giocano a carambola?

«Certo che sì! In Italia purtroppo non credo... ma in Europa ce ne sono molte: hanno i loro tornei, anche a livello mondiale, e le loro medie si attestano sullo 0,800 – 0,900».

BW: Quali sono i giocatori che ammiri di più del circuito mondiale?

«Mi piace molto Daniel Sanchez, credo sia il miglior colpitore in assoluto e poi ha un modo molto simpatico di porsi sul biliardo; apprezzo molto anche Dick Jaspers e Frédéric Caudron».

BW: E restando in Italia? Vedi qualcuno che in un prossimo futuro possa avvicinarti e competere a livello internazionale?

«In Italia ammiro la condizione di Antonio Oddo, che sembra stia vivendo una nuova primavera nonostante l'età, e vedo bene Emilio Sciacca e Giorgio Mancini. I più pericolosi per me restano comunque Alfio Basile e Salvatore Papa.
Sto riscontrando un certo innalzamento generale nelle medie dei giocatori e quindi dovrei citarne altri – ad esempio Notarrigo e Cortese per dirne solo un altro paio in più».

BW: Come ti prepari per una gara importante?

«Solitamente, prima di una gara, gioco 3-4 ore al giorno, da solo. Arrivo anche a 7-8 ore quando vedo che non sono in gran forma.
Immediatamente prima di una gara cerco prevalentemente la forma giocando a ruota libera, fermandomi quando non riesco a sentire o ad eseguire una certa posizione con un minimo di padronanza. La sperimentazione e lo studio più tecnico e specifico li riservo invece a periodi di calma agonistica».

2a cat libera 1977BW: Ritieni che, per un principiante, il gioco di serie sia tuttora un passaggio fondamentale per diventare un carambolista di buon livello?

«Veramente non sono più così convinto che per diventare un buon giocatore di 3 sponde si debba passare necessariamente dai giochi di serie. Certo che è necessario avere la padronanza nel mandare la propria bilia dove si vuole, ma nei giochi di serie il trattamento della propria bilia è molto più specifico.
Se si ha talento e magari un buon istruttore, dopo aver appreso i fondamentali (con o senza giochi di serie) – coulè, retrò, amortì etc. – si può sviluppare il gioco delle 3 sponde senza girarci troppo intorno…»

BW: In che percentuale ritieni che queste tre caratteristiche formino un campione? 1) talento naturale; 2) costanza e metodo di allenamento; 3) capacità di mantenere la concentrazione

«Le hai messe a fuoco perfettamente, e sono tutte necessarie per arrivare ai massimi livelli.
Direi che la capacità di concentrarsi sempre al massimo in gara è fondamentale, poi contano numerosi altri fattori. A 3 sponde ci vuole quantità e qualità negli allenamenti per riuscire ad eseguire con più maestria le figure "antipatiche", quelle che hanno procurato non pochi problemi in passato. Il talento naturale è una specifica intelligenza che difficilmente si può trasmettere a qualcun altro e che aiuta nello sviluppo dinamico del giocatore».

Zanetti coppaBW: Sei stato campione del mondo di 3 sponde nel 2002: è questa la vittoria che ricordi con più gioia? In generale ti stimolano di più le competizioni a squadra o quelle individuali?

«Beh sì, fortunatamente il biliardo mi ha regalato parecchie gioie, ma questa è forse la più importante in assoluto.
Negli ultimi anni tuttavia, il mio rendimento negli incontri a squadre è stato migliore di quello nei tornei individuali: in una squadra amo dare un certo accento e mettere la mia esperienza al servizio degli altri quando possibile, e questo forse mi aiuta a restare sempre ben concentrato».


Concludiamo ringraziando nuovamente Marco Zanetti e augurandoci che questa intervista possa portargli fortuna per i suoi prossimi impegni, dei quali naturalmente faremo un resoconto completissimo per tutti i nostri lettori!

 
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