Amarcord
Di Luigi Ceron, in Frammenti - novembre 2006

Da mesi, nell’ambiente, circola con insistenza la voce che si stia studiando la possibilità di reintrodurre le buche sui tavoli da biliardo. Ovviamente la cosa fa discutere, e, altrettanto ovviamente, subito sono nati il partito dei favorevoli e quello dei contrari.

Discussioni e/o polemiche a parte, visto che comunque di questi nuovi tavoli se ne parla, c’è anche chi ha espresso delle curiosità circa alcune procedure di gioco, più o meno particolari, in vigore ai tempi dei vecchi biliardi con le buche e che ora non trovano più applicazione sui biliardi internazionali. In primis, detta curiosità ha riguardato quella regola che permetteva ad un giocatore, senza penalità alcuna, di «rinunciare» a battere il tiro con «bilia libera», cedendo la stessa… all’avversario! Certo che per chi ha giocato solo sull’internazionale, dove c’è la possibilità di chiedere l’acchito, il fatto di concedere all’altro «volontariamente» una bilia in mano, sicuramente sembrerà una cortesia decisamente…«troppo» cortese. O, per dirla in parole meno abbienti, un’emerita… «fesseria». In verità, la regola permetteva di fare proprio quanto si è detto, però il fatto di sfruttarla, «rinunciando al tiro», non era per niente cosa assurda, ne tanto meno un eccesso di… cortesia o una fesseria.

Anzi, quasi sempre denotava: conoscenza, acume tattico e strategico.
«Quasi sempre»… a volte anche… No.

L’anno è il 1975, un giovanissimo giocatore milanese, tal Giorgio Colombo, che ancora non ha vinto nulla di significativo, ma del quale si dice già un gran bene, e nel cui straordinario talento naturale, sono evidenti i tratti del Campione, è impegnato in gara, in quel di Piacenza.


Colombo è alla battuta, la situazione al tavolo quella indicata in Fig. 1.

La messa è di quelle poco «simpatiche». O si gioca un accosto, oppure si và di una al volo, non è che ci sia tanto da scegliere. Il fatto è che di cimentarsi con una qualsiasi delle due soluzioni, in partita, chiunque ne farebbe volentieri… a meno. Ma, se… «ti tocca». Giorgio gira attorno al tavolo, osserva con attenzione e da ogni angolazione la posizione della palla avversaria, studia il da farsi… Dopo di che, semplicemente, spinge in avanti la battente, dando deliberatamente il fallo. (Fig. 2).

Onde evitare interpretazioni… maliziose, diciamo che: «cade in penalità», visto che tira a «non» prendere l’altra bilia.

Il pubblico è perplesso. Evidentemente, da un potenziale campione, si aspettava qualcosa di meglio. Ma, dato che Lui è «là» e gli altri in «tribuna», per il momento, gli fanno credito di aver visto… qualcosa… quindi aspettano gli sviluppi…

In conseguenza del fallo (e dai…), l’avversario dispone della «bilia libera». Il regolamento vigente a quei tempi (altra cosa strana per gli «internazionalisti») prevedeva il «cambio palla», quindi l’arbitro consegna al giocatore la bilia che ha testé tirato Colombo. Avuta la bilia a disposizione, l’antagonista di Giorgio (di cui mi scuso di non ricordare il nome, ma forse… è meglio così), va anch’egli a studiare la posizione dell’altra palla, la osserva anche Lui da ogni angolazione e poi, probabilmente facendo questo semplice e un tantino malizioso ragionamento: «Se Lui non ha tirato, perché devo cuccarmela io questa gatta da pelare? Rinuncio, e così… lo frego». Quindi, anche con un certo tono di sufficienza, si rivolge all’arbitro, ad alta voce, dicendo: «Rinuncio!».

Ora, per la regola del «rinuncio», è Colombo a ritrovarsi con la bilia libera a disposizione, Lui però, sempre per regolamento, non può a sua volta rinunciare, deve battere per forza. Il fatto è che Giorgio, a rinunciare non ci pensa proprio. E’ si giovane d’età, ma ha già comunque accumulato un tale numero di «ore di volo», da essere navigato e preparato ad affrontare sul gioco ogni evenienza. Pertanto, senza alcun ripensamento e senza ristudiare la posizione dell’altra palla (evidentemente aveva già visto, tutto quello che c’era da vedere, e forse aveva anche «pre..visto» quale avrebbe potuto essere il concatenarsi degli eventi…), sta di fatto che piazza decisamente la battente e… tic!

Con un morbidissimo tocco di polso, invia la battente direttamente sul ganascino della buca di mezzo: calcio sull’avversa – la battente si stoppa sul posto - filotto trasversale - otto punti e… cambio delle bilie! (Fig. 3).

Fantastico!

E… Gli scappa anche un mezzo sorriso a quel giovane… «vecchio marpione».

Questa la regola e questo l’evolversi di «quella» situazione. Comunque, al di là dell’episodio particolare, la possibilità di rinunciare, se sfruttata opportunamente, il più delle volte si rivelava vantaggiosa, sempre se: si «sapeva» valutare bene i… pro e i contro!

Certo che quella volta, chi rinunciò non lo fece molto «opportunamente», per cui non fece certo un… grosso «affare».




L'acchito

Sempre in tema di curiosità, circa le procedure del vecchio biliardo, qualcuno si è anche chiesto come avveniva il rituale dell’acchito di partenza. Dato che allora bilia e pallino non venivano posizionate dall’arbitro sulle relative penitenze come succede ora, ma bensì collocate tirandole con la stecca da uno dei due giocatori (generalmente quello perdente nel tiro iniziale di avvicinamento alla sponda corta); quella indicata in Fig. 4, era la classica soluzione per posizionare la palla.

In pratica, collocando la propria bilia attaccata alla sponda, si cercava di spingerla in modo che «tenesse la sponda», per piazzarla, dosando la forza millimetricamente, esattamente sulla buca d’angolo. Se la bilia cadeva in buca, cosa che capitava anche più volte consecutivamente, ogni volta erano due punti di penalità ed il giocatore ri-acchitava. Collocata la bilia, se si riteneva che la stessa fosse «messa bene», allora si posizionava il pallino (in un punto qualsiasi del tavolo) a debita distanza dalla palla acchitata, se invece si riteneva che la bilia fosse, in qualche modo, attaccabile si cercava di mettere il pallino vicino alla stessa, in modo che interferisse sulla possibile giocata d’attacco dell’avversario. Ad essere sinceri, per acchitare con maggiori probabilità di successo la palla sulla buca, i più esperti e smaliziati, spesso ricorrevano ad un piccolo artificio, niente di illegale, solo un… piccolo «trucco», che poteva dare i suoi frutti.

Malizia, certo, però anche: conoscenza ed esperienza.

D’altra parte, se è vero che a Biliardo quasi sempre vince il «più bravo», è anche vero che, quasi sempre, il più bravo è anche il più… vispo.

Saluti e buon divertimento.

P.S: Non vogliatene a chi scrive se, in questa sede, non viene dettagliato in cosa consisteva quel… «piccolo trucco». Se mai davvero torneranno le buche sul biliardo, concedete agli «over 50» almeno questo minimo vantaggio.




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