Paolo Marcolin, ritratto di un nuovo campione
Di Paola Luzzi, in Stecca - Interviste - aprile 2007

E’ per me un vero piacere e un grande onore intervistare un amico come Paolo Marcolin. Un ragazzo che stimo e ammiro molto, non solo come giocatore ma anche come persona.
Paolo è il classico «ragazzo della porta accanto», disponibile, generoso, sempre pronto a regalare un sorriso a tutti, non ha niente a che fare con quei campioni ombrosi e impenetrabili che si vedono spesso in questi ambienti.

Paolo vive a Sesto Calende (VA) con la moglie Cristina, giocatrice anche lei nel campionato Nazionale femminile, è nato a Somma Lombardo (VA) il 19 Novembre del 1976 e gestisce con Maurizio Fortunati il Centro Biliardo Sportivo Massè di Sesto Calende, rinomata sala del varesino che ospita diverse manifestazioni importanti come il trofeo DiMeglio e il recentissimo «Il Tappeto è Rosa».

Paolo Marcolin ha conquistato il suo primo titolo italiano nello juniores a soli 17 anni nel 1994, ha vinto molte gare importanti come il Gran Premio di Salso Maggiore nel 2003, il Campionato italiano AICS a Vicenza nel 2005 e molte altre gare minori. Oggi si può considerare uno dei più forti giocatori italiani della nuova generazione biliardistica, e la recente vittoria alla 4° prova del BTP a Fiumicino non fa che confermarlo.

Qualche settimana fa sono stata a trovarlo al suo circolo dove mi ha gentilmente concesso questa video-intervista, della quale riportiamo la trascrizione integrale sotto al video:

BW: Sei tra i più giovani professionisti in Italia, forse il più giovane. Come sei arrivato fin qui? Raccontaci un po' la tua carriera biliardistica.

«La mia carriera nasce dalla prima tessera fatta in assoluto, era il 1990 e avevo 14 anni. Ho giocato per 3 anni in seconda categoria e sono passato, a 17 anni, in prima categoria. Segue una gavetta di parecchi anni in prima categoria dove ho vinto anche delle gare importanti, ma purtroppo il fatto di non avere la possibilità di passare alla categoria Nazionali (si chiamavano Master a quel tempo) cominciava a diventare un peso, perché il passaggio lo si giocava solo e soltanto al Campionato Italiano di prima categoria. Succede tutto a Cossato, alla prova di Biella dove Quarta passò nei professionisti e io diventai Nazionale a tutti gli effetti a fine anno perché avevo accumulato un punteggio tale da poter risultare tra i primi 4 delle prime categorie. Da li ho fatto un anno di transizione nei nazionali, un anno di transizione che comunque mi è valso il passaggio nei professionisti e da due anni a questa parte sono nei professionisti.»

BW: Cosa ha significato per te vincere una prova come quella di Fiumicino in un ambiente così diverso da una sala biliardo? Ti sei trovato a tuo agio in questa sede? E cosa ne pensi del fatto di organizzare una gara in un ambiente come un centro commerciale?

«Emozionante innanzitutto! A giocare in mezzo a così tanta gente non abbiamo mai provato, però da un punto di vista della visibilità è sicuramente un punto a favore del biliardo. Tanti giocatori non si sono trovati bene, io mio sono trovato bene perché probabilmente era la mia giornata, le condizioni erano ideali e perché la gente, alla fine, mi faceva piacere che fosse li a guardare.»


La concentrazione di Marcolin sul tiro

BW: Il futuro del biliardo, come per tutte le discipline sportive, sono i giovani. In tutta Italia si lamenta la mancanza di nuove leve, qui ci sono ragazzi giovani che si avvicinano a questa disciplina?

«Purtroppo molto pochi. So che la Federazione si sta muovendo per portare il biliardo all’interno delle scuole e sarebbe un passo molto importante. A mio parere la mancanza assoluta del biliardo all’interno degli oratori è il più grande danno che è stato fatto alla crescita biliardistica giovanile»

BW: Tu giochi il campionato a squadre si serie A; l'anno prossimo, sembra ormai ufficiale, si giocherà sul nuovo biliardo con le buche: cosa pensi di questa novità?

«Credo che sia un passo indietro da parte della Federazione; tornare indietro non ha mai fatto bene in nessun ambiente. Oltretutto essendo io anche gestore di una sala ho una serie di dubbi più che plausibili, perché 12 biliardi sono tanti e quindi non posso pensare, in un momento come questo, in cui c’è una leggera ricrescita, di cambiare tutti i biliardi.»

BW: Con che stecca giochi? Ci spieghi che caratteristiche deve avere per te una stecca per essere una "buona stecca"?

«La mia stecca è una FB, ha un attacco da 18 mm e un puntale in kevlar che è leggermente più corto degli altri perché mi permette di andare più dritto. L’essenziale per me è avere una stecca che pesi poco (la mia è 604 gr), che abbia una grande spinta e che mi permetta di tagliare parecchio nelle situazioni in cui il tiro me lo richiede.»

BW: Se dovessi definire che tipo di giocatore sei in 3 parole...

«Molto corretto, a tratti vulnerabile, e istintivo.»

BW: Molti giocatori invidiano questa tua sbracciata morbida e fluida: è il frutto di anni di ricerca ed allenamento o un talento naturale che possiedi?

«E’ solo talento naturale anche se, chiaramente, ci si è affinati andando avanti nel tempo. Magari dieci anni fa facevo molti più birilli, ma probabilmente giocavo meno bene al gioco del biliardo. Nei momenti di difficoltà mi ritrovo da solo a provare determinati tiri cercando di ricordare quali sono i movimenti, non di affinarli.»

BW: Come riesci a gestire l'attività di gestore di una sala biliardo con quella di giocatore professionista?

«Grazie a dio ho un socio molto paziente con cui ho la possibilità di gestirmi i turni di lavoro. Le mie ore di lavoro le passo qui all’interno della sala cercando di far andar bene quello che è il mio vero lavoro, che non è il biliardo. Sfrutto i momenti di libertà per andare a fare le gare, nel mio caso le prove BTP.»


Paolo col compagno di squadra
Salvatore Mannone

BW: Chi sono i colleghi che ammiri di più e perché?

«Da un punto di vista tecnico e caratteriale ammiro molto Salvatore Mannone, per l’eleganza che ha sul biliardo e perché sembra che le sue bilie "volino". Da un punto di vista umano Silvano Cicuti: è un grande uomo che riesce ad abbinare la sua importante professione (medico - ndr) con questo stupendo gioco.»

BW: Secondo te in che percentuale talento, tecnica e carattere fanno un grande campione di biliardo?

«Talento al 20%, tecnica al 40% e carattere al 40%.»

BW: E la fortuna?

«La fortuna fa parte dell’altro 20% per cui il totale arriva al 120%...»

BW: Da quale dei tuoi colleghi prenderesti ciascuno di questi aspetti per formare il giocatore "imbattibile"? Carattere, tecnica e talento

«Carattere Salvatore Mannone, tecnica Nestor Gomez e il talento ad Andrea Quarta.»

BW: In molte sale in Italia è ancora molto diffuso il gioco a soldi, molte persone sono convinte che il giocare a soldi serva a formare il carattere di un giocatore tu cosa ne pensi?

«Non credo sia così: ho giocato in passato a soldi, mai grandi cifre, ma non è assolutamente fondamentale. Io ho avuto questa maturazione quando ho cominciato a giocare per allenarmi seriamente senza dover giocare a soldi: anche così puoi crescere caratterialmente.»

BW: Lo abbiamo chiesto a Mannone e Belluta, lo chiediamo anche a te: mai fatto sesso sul biliardo?

«Cos’hanno detto loro?... Io no.»

BW: Sei iscritto al forum di biliardoweb. Come hai deciso di entrare in questa community? Cosa ne pensi del forum e del nostro blog?

«Ho deciso di iscrivermi perché mi ha coinvolto Cristina (la moglie - ndr): era entrata prima lei e mi aveva comunicato felicità per una "gabbia di matti" come la nostra. Penso che sia il punto di ritrovo ideale di tanti giocatori e non, per poter parlare di tanti argomenti, inerenti al biliardo ma non solo. Credo poi che il blog sia una splendida novità dove veramente viene fuori qualcosa in più dal giocatore di biliardo.»




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