Maggio vs... 1 Fisso!
Di Fabio Margutti, in Stecca - Interviste - maggio 2007

Crocefisso Maggio
Campione del Mondo nel 2003
Chi è il più forte?! Chi sta fuori per quasi tutta una stagione, torna e vince, vince… e vince fino a quando di partite non ce ne sono più? Uno solo! Ce n’è solo uno che non molla mai. E al di là del nome mariano, primaverile, solare, è un giocatore che lo puoi solo amare o odiare. D’accordo il campione è così, ma l’uomo?

Piacere, Maggio.

Nome: Crocefisso.

Luogo di Nascita: Torchiarolo (Brindisi)

Data di Nascita: 02-05-1962, Età 45 anni.

Figli: Alessandra (8), Roselenia (12).

Compagna: Marzena.

BW: Perché ti hanno chiamato Crocefisso, un nome molto particolare?

«Crocefisso è un nome molto diffuso nel mio paese. Nella nostra famiglia è anche una tradizione, difatti è anche il nome di mio nonno.»

BW: Una volta mi raccontasti che le prime volte hai cominciato giocando alla specialità della bazzica. Ma in che modo ti sei avvicinato al biliardo e soprattutto a quale età?

«Sì, è vero. Mio padre, che è un grande appassionato di questo sport, mi portò nel bar del paese per la prima volta all’età di 9 anni. E lì chiaramente la specialità più in voga era la bazzica. Quindi il mio è stato un approccio di biliardo a 360°, imparando da subito il controllo e la distribuzione delle forze su entrambe le biglie.»

Crocefisso Maggio
Agli Europei di Sottville
BW: Ci sono persone a cui sei particolarmente legato che hanno segnato il tuo percorso?

«Non un giocatore di biliardo, ma un insegnante di educazione fisica. Lui pur non giocando a biliardo mi trasmise delle nozioni che molto spesso vengono sottovalutate anche dai giocatori più bravi. Erano trucchi ed esercizi sulla coordinazione, sull’allineamento, e sull’impostazione del corpo, essenziali per poter giocare bene.»

BW: Quando hai vinto il tuo primo torneo?

«A 17 anni. Era una gara regionale all’italiana. Ricordo che giocai la finale contro Antonio Crisci.»

BW: Qual è la partita che ricordi particolarmente, e perchè?

«Una finale di batteria nel torneo nazionale di Ortona (Ch). Eravamo andati alla bella ed il mio avversario, Gianluca Berdini, conduceva la goriziana (al 400) per 398 a 120. Chiaramente la ricordo perché alla fine riuscii a vincerla io.»

BW: Quando hai capito di essere forte? …ed imbattibile?

«Nel 1985, quando nella sfida con Carlo Cifalà uscii vincitore. Da lì poi cominciò il nostro eterno confronto, sempre nel rispetto della persona, con stima ed amicizia.»

BW: Un aneddoto divertente nel biliardo ed uno che invece preferisci non ricordare?

«Cose spiacevoli da raccontare non ne ho. Di divertente... sicuramente il 7 sponde di calcio che tirai durante la fase eliminatoria di un europeo, contro un Danese. Con quel tiro realizzai 8 punti di castello più 3 di pallino, e lasciai le biglie diagonalizzate in buca-buca. Lui che non sapeva come replicare mi guardò incredulo e disorientato… Ed io gli feci segno di pagare 2 e biglia libera.»


Il 7 sponde di calcio tirato da Maggio

BW: Quale Professionista stimi maggiormente, e perchè?

«Carlo Cifalà. Perché nonostante i suoi problemi si è sempre distinto dagli altri, comportandosi da numero 1.»

BW: Un tuo pregio ed un tuo difetto…

«Difetti tanti. Pregio uno solo: essere il più forte di tutti.»

BW: Per ognuna di queste caratteristiche che voto (da 1 a 10) ti dai tu, e quale tuo collega apprezzi maggiormente?

a) Abilità, precisione e misura:

Io: 9. Cavazzana: 10.

b) Professionalità (inteso come impegno, allenamento):

Io: 1. Tutti: media dell’8.

c) Forza mentale:

Io: 10. Nessuno.

d) Tattica di gioco (Ita/TuttiDoppi/Goriziana):

Io: 10/10/6 = media 8 e mezzo. All’Italiana nessuno; a TuttiDoppi e Gorizia Albrito: 9.

e) Gioco di prima:

Io: 10. Nessuno, perché sono tutti degli spingi-biglia.

f) Gioco di sponda:

Io: 6. Albrito: 9.

g) Positività (nel gioco):

Io: 0. Nessuno perché hanno tutti un 50% di mala e 50% di buona sorte.

h) Correttezza e lealtà:

Io: 10. Cifalà: 9.

Squadra italiana agli europei 2005
Con la squadra Italiana agli eruopei del 2005
BW: Qual è la rinuncia più grande che hai fatto per il biliardo? Ti ha ripagato?

«Nessuna rinuncia, semmai tanti sacrifici. Sono stato ripagato per più di quello che avrei meritato.»

BW: Credi nei giovani per il futuro del biliardo? Cosa consiglieresti ad un ragazzo per un buon approccio? Quale caratteristica non deve mai mancare?

«Non ho fiducia nei giovani di oggi. Andando in giro per l’Italia, prendo sempre più coscienza che manca in loro il dovuto rispetto e l’umiltà per vincere e diventare dei campioni. Oltretutto ci sono molte cose che anche a livello gestionale, amministrativo ed organizzativo andrebbero cambiate. Se si pensa di voler vivere di biliardo oggi è difficilissimo. Sinceramente se dovessi dare un valido consiglio ad un giovane questo sarebbe di aprire gli occhi e cambiare sport.»

BW: Fai scuola di biliardo? In passato hai mai preso lezioni?

«No, non faccio scuola di biliardo e non ho neppure mai preso lezioni. Sono un autodidatta.»

BW: Quando arriva il momentaccio come ne esci? Usi tecniche mentali, di concentrazione?

«No, non uso nessuna tecnica particolare. Bisogna saper accettare le situazioni e soprattutto imparare a soffrire. Se vuoi essere un vincente non devi mai lasciarti andare e credere in te stesso. Francamente non mi capita spesso di trovarmi in questa condizione di disagio, perché ho piena fiducia nei miei mezzi. Quindi gioco senza paura, e mi carico soprattutto con le biglie decisive.»

Crocefisso Maggio
La Kawasaki da 150 cavalli
BW: Fai attività fisica: bicicletta, corsa, palestra?

«Niente moto, a parte la mia Kawasaki Ninja da 150 cavalli.»

BW: Nel gioco tutti dicono che sei un istintivo. E’ vero? Ci racconti il tuo approccio al tiro?

«Sì, è vero. Sono un istintivo puro. Per quanto riguarda l’approccio, sono automatismi di anni di gioco che sono difficili anche da descrivere. Vado sul tiro e sento che io ed il biliardo siamo un tutt’uno. E’ un feeling inscindibile. Quando eseguo il tiro non guardo mai la direzione della stecca, perché già so con la posizione del corpo dove mira e che va dritta. Quindi mi concentro essenzialmente sulla direttrice che congiunge battente e punto di palla.»

BW: Di sponda usi sistemi particolari?

«Non uso conteggi. Preferisco sfruttare delle semplici diagonali di riferimento. Di sistemi numerici ne conosco tanti ma evito di usarli perché mi portano a deconcentrarmi e ad essere meno preciso.»

BW: …e di prima?

«Come detto in precedenza sono istintivo e gioco sul colpo d’occhio, la mia esperienza e la mia sensibilità.»

BW: Ci parli della tua stecca? quali caratteristiche deve avere?

«Peso: 630 gr. Bilanciamento: a 41cm. Materiale manico: Acero. Materiale puntale: Kevlar (da 114gr e 72cm)»

BW: Occhio dominante, ponticello preferito, impugnatura?

«Il mio occhio dominante è quello interno.
Solitamente uso un ponticello aperto, tranne in alcuni particolari tiri smorzati, in gergo di mezzo colpo, dove mi trovo meglio con l’occhiello.
L’impugnatura avanti, sempre a mano chiusa, incollata sulla stecca, anche nei tiri di esibizione, di massè. Cambio velocità e penetrazione di steccata in base al tiro che voglio eseguire.»

BW: Hai praticamente vinto tutto quello che c’era da vincere: Campionato Italiano, Europeo e Mondiale, sia individuali che a squadre. Come mai non hai ancora vinto il Gran Prix di Saint-Vincent?

«Perché Saint Vincent è una gara per gorizianisti, quindi non per le mie caratteristiche.»

Ai Campionati Italiani di Saint Vincent 2005
Ai Campionati Italiani di Saint Vincent 2005
BW: Cosa pensi dei futuri biliardi con le buche? Dicono che arginino il fenomeno degli sparatori, favorendo un gioco più tecnico.

«Non li ho mai provati, ma se come dicono favorissero i giocatori più tecnici io mi troverei ulteriormente avvantaggiato. Comunque non sono per il cambio dei biliardi; sono altre le cose che dovrebbero cambiare.»

BW: Hai voglia di parlare della tua squalifica? Ti è dispiaciuto?

«Siviglia 2006 – Mondiale 5 birilli. Lì ho ricevuto le scorrettezze più grandi della mia carriera da professionista. Preferirei evitare di parlarne.»

BW: Cosa ti ha dato la forza dopo il periodo di stop per riuscire a vincere il BTP di Modena? E’ stata una tua impresa o è fragilità del circuito professionistico? Ci racconti la fase dove hai sofferto maggiormente?

«La forza me l’ha data il nome che porto, e sono fiero di portare. Sicuramente ha contribuito anche la fragilità del circuito professionistico. Al di là di questo tutte le partite che ho affrontato, dalla prima nelle selezioni fino alla finale perché ero stato servito ai giocatori su un piatto d’argento. Ma nonostante tutte le difficoltà ed avversità penso di aver dimostrato ancora una volta di essere sempre il numero 1.»

BW: Che soprannome ti daresti?

«Tutti mi chiamano: la tigre. E mi piace molto.»

BW: Molti nostri utenti sono pugliesi come te, gli fai un saluto in dialetto… ed uno a tutti gli altri?

Qui termina l'intervista con un grande del nostro tempo. Un giocatore che ha vinto e continuerà a vincere tutto. Un uomo che ancora una volta ha dato prova di essere il protagonista. Personalmente, vorrei aggiungere che sotto il profilo umano ricorderò a lungo la sua stretta di mano sincera.

In bocca al lupo, Tigre.




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