Le Traiettorie del Biliardo - pt. 12
Di Fabio Margutti, in Stecca - Tecnica - novembre 2007

Finalmente, dopo circa un anno impiegato per la comprensione dei CentriMultipli, possiamo passare alla fase applicativa dei nostri studi.

Per fare ciò bisogna creare le metodiche, ossia delle tecniche di riferimento da adoperare sul tavolo verde, durante le fasi di gioco.

Generalmente sono solito distinguerne almeno 4:

1) L’Angolo50;

2) Il Sistema Margutti delle Diagonali Mnemoniche;

3) Il Sistema Margutti Originale, dei CentriMultipli Fisici e dei Biliardi Virtuali (pubblicato nel 2005, nel mio libro “Il biliardo universale”);

4) Il Sistema Margutti Geometrico, dove vengono abbandonati tutti i sistemi ad operazione algebrica per dare spazio ad una tecnica visivo-geometrica (di recente pubblicazione il 02 Ottobre 2007, sul mio sito internet e sul forum di BiliardoWeb).

Subito mi preme fare una precisazione sulla definizione di:

Sistema Margutti, è l’insieme dei punti dello spazio, a cui ho voluto attribuire il nome di Centri Multipli, per reminiscenze storiche. Quindi rappresenta l’insieme delle aree che ho studiato per caratteristiche geometriche-fisiche e riordinato per similitudine di arrivi sul biliardo.

Tecniche (o metodi), sono le applicazioni che si basano su questo sistema, quindi: il metodo delle diagonali fisse, dei punti fissi moltiplicatori, dei biliardi ruotati, dei biliardi scalari, ed in ultimo il metodo visivo-geometrico (il cui acronimo è SMG).


La Recherche (la mia ricerca)

L’Angolo50 (abbr. A50) è la prima tecnica di gioco che mi venne spiegata. Sono passati ormai una ventina d’anni da quando il signor Luciano (lo ricordo sempre molto affettuosamente) mi spiegò, con apposito opuscoletto alla mano, questa numerazione di gioco.

Anche se inizialmente restio ad adottare tecniche numeriche, con il tempo mi resi conto che servivano come punti di riferimento e non come verità e certezze (chiaramente la definizione che ne posso dare oggi discosta molto da quella di allora).

Nonostante tutto imparai piuttosto bene a gestire questa teoria e cominciai a realizzare quanto più potevo dei tiri di estrema precisione. Fu così che studiai, anzi divorai, l’Arte del Biliardo (di Maurizio Cavalli & co. edita dalla De Agostini), l’opera italiana che ad oggi ritengo ancora il miglior riferimento, in particolar modo, per la specialità dei birilli. A grosse linee, posso dire che da lì cominciai a studiare il mio biliardo, alla ricerca di teorie personali.

Da dove partire? Come affrontare questi studi da solo?

Inizialmente, come credo la maggior parte di coloro che abbiano intrapreso questo cammino, creai dei perfetti conteggini su misura: tiro qui, vado lì... allora qui lo chiamo X, da lì aggiungo 2, tolgo la metà… ecc… ecc…

Ben presto però mi resi conto che la strada giusta non poteva essere quella: cambiavo biliardo ed i miei conteggini non quadravano. Cos’è che non andava? Dove sbagliavo?

Il problema è che non esisteva con quell’approccio un principio di base, non avevo cioè qualcosa su cui sorreggermi… e dovevo continuamente compensare, compensare e compensare

Fu da questo punto che il mio destino biliardistico prese una seconda svolta. Stavolta però non ero solo, e avevo al mio fianco una persona speciale, un genio: Vito D’Anzi, il compagno di mille difficoltà e di mille soddisfazioni. Con lui iniziammo a scoprire…

La prima cosa chiara ed inequivocabilmente banale che elevammo ad assioma fu che il biliardo è un’armonia di proporzioni, ed ogni buon sistema deve rispettare questo assunto.

Insieme a Vito creammo alcune applicazioni di gioco che vanno sotto il nome di Sistema D’Anzi (perché mi piace sempre ricordare che fu lui ad intuire il principio di base, ossia l’importanza dei rapporti). Sulla base dello stesso principio ottenemmo un metodo della sponda al volo, della candela/traversino, della garuffa a moltiplicazione, ecc… tutte applicazioni senza effetto, o con effetto contro. Non riuscivamo però a venire a capo dei sistemi di effetto buono: giri e bricolle.

Nonostante l’allontanamento dalla città di Perugia, e di conseguenza dal mio grande amico, non smisi di studiare ed a distanza di qualche anno, valutando un metodo per il 2amòdi3, mi resi conto che non avevo mai analizzato a fondo l’Angolo50, il sistema che più di tutti mi dava buone soddisfazioni alternate a grosse delusioni. In effetti lo usavo brillantemente, ma senza conoscerlo.

Decisi di scomporlo e di esaminarlo, compresi alcune incongruenze, e fu così che lo abbandonai definitivamente: da questa analisi infatti scoprii i miei Centri Multipli, Fisici.


L’Angolo50

Quindi ripartiamo da qui, dalla mia analisi sull’Angolo50, cioè il perché della sua numerazione ed il perché delle sue imprecisioni e difficoltà.

Questa è la numerazione dell’Angolo50 tra le sponde opposte, ossia sulla sponda lunga di partenza e su quella lunga di mira.

Figura
Fig. 1:
Numerazione tra le sponde opposte

Numericamente l'intervallo dei valori tra i diamanti della sponda di partenza è dimezzato rispetto a quello dei diamanti della sponda di mira, quindi se ogni diamante di partenza varia di 5 punti, ogni diamante di mira varia di 10 punti. Questa relazione di 1 ad 2 è la stessa che esiste tra l’asse della sponde di partenza con l’asse della sponda di mira e con l’asse dei CentriMultipli. Ciò vuol dire che geometricamente, siamo di fronte ad una similitudine tra due triangoli (o teorema di Talete), la già citata armonia delle proporzioni (ricordate la definizione di poco fa).

Secondo questo principio tutte le stesse differenze tra la sponda di partenza e quella di mira devono convergere verso lo stesso vertice. Da qui la definizione di Centro Multiplo.

In questo modo tutte le differenze0 devono convergere verso il CM0, tutte le differenze10 verso il CM10, tutte le differenze20 verso il CM20, e così via…

Figura
Fig. 2:
Relazione Diagonale - CentroMutliplo Fondamentale (rapporto di 1 a 2)

Il principio di base corretto è proprio questo: ogni differenza converge verso il rispettivo CentroMultiplo. Se al termine differenza attribuiamo la denominazione di diagonale, possiamo dire che ogni diagonale converge verso il rispettivo CentroMultiplo e le diagonali fondamentali convergono verso i rispettivi CentriMultipli fondamentali.

In altre parole usare il termine di Diagonale o di CentroMultiplo è perfettamente equivalente.


La numerazione oltre la partenza50

Il grande limite dell’Angolo50 è quello di mantenere dalla sponda corta di partenza (quindi stavolta tra sponde alterne) una numerazione che prevede operazioni algebriche di sottrazione. Questo approccio è matematicamente inesatto poiché si va contro il principio di base: l’applicazione del teorema di Talete (e quindi contro la legge delle similitudini tra triangoli). Violando questo principio si perde l’armonia dei rapporti e le diagonali non convergono più verso lo stesso CentroMultiplo. Questa mia scoperta, conseguenza di anni di studi, fu la ragione che mi fece accantonare definitivamente l’Angolo50.

Ho provato negli anni a cercare di trovare una giustificazione per le mancanze di una teoria così universalmente accettata, ma invano. Le uniche ragioni che sono riuscito ad avanzare sono che probabilmente s’ignorasse il principio di base, cioè il significato dei virtuali Centri Multipli Fisici (di cui ho in seguito trovato traccia nel bellissimo libro “Il Fascino del Biliardo”, del compianto Tonino Virgili), oppure che non si riuscisse a trovare una valida alternativa in grado di superare tale limitazione, rispettando comunque la facilità di esecuzione.

Chiaramente se sono qui a scrivere è perché di strade ne ho scoperte più di una e ve ne voglio fare partecipi, in quanto introducono alla visione di una differente concezione di gioco.

Torniamo però alla teoria dell’A50 e vediamo perché l’incongruenza è talmente evidente ed inequivocabile. Questa è la numerazione proposta.

Figura
Fig. 3:
Numerazione completa dell'Angolo50

Se analizziamo dall’alto le diagonali di una stessa classe, ad esempio le diagonali20, si può notare come siano prive dell’armonia della convergenza, in quanto si perde appunto la convergenza verso lo stesso CentroMultiplo: in altre parole applicando la numerazione dell’Angolo50 con partenza dalla sponda corta, le stesse differenze, ossia le diagonali di una stessa classe, non corrispondono più allo stesso, unico, CentroMultiplo.

Perdendo questa caratteristica di fondo, armonia e correlazione dei CentriMultipli, viene infranto il principio di base e la numerazione dell’Angolo50 perde di validità, e deve essere accantonata.

Figura
Fig. 4:
Perdita della correlazione dell'Angolo50, con le partenze dalla sponda corta

Sicuramente alcune imprecisioni possono essere gestite con l’ausilio di compensazioni di numerazione, un modo come un altro di tentare di porre rimedio a questa incongruenza, ma come vedremo nella prossima lezione anche questa strada è limitativa e cederà il passo ad applicazioni concettualmente differenti, come il Sistema Margutti.


Nelle prossime lezioni

Spiegherò cosa sono le compensazione di numerazione, e perché devono essere integrate nella teoria dell'Angolo50. Distingueremo finalmente la differenza tra queste e le compensazioni di sistema. Infine chiariremo come può essere cambiata l’applicazione algebrica quando, anziché le classiche differenze, si utilizzano le somme. Quindi faremo chiarezza sul perché in realtà molti dei sistemi in circolazione sono solo delle sterili copie del vecchio, classico ed impreciso Angolo50.




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