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Super Billiard Expo - Philadelphia

"BW Magazine di nuovo negli States per la più importante fiera biliardistica mondiale!"
 
Arena
L'arena di gioco del torneo «Pro»

In effetti, certe persone fanno proprio un bel mestiere. E non si parla per forza di calciatori e star del cinema, industriali multimilionari o piloti di Formula 1. E’ sufficiente, a volte, avere una passione, sfrenata come solo il biliardo sa essere, ed avere la fortuna di poter lavorare in quel campo.

Il Vostro cronista, in questo caso, rischiando di suscitare comprensibili insulti da parte degli affezionati lettori, non può che ammettere di fare parte, in questo momento, di quel gruppo di privilegiati che, pur non navigando nell’oro, si trovano a lavorare nel loro ambiente naturale.

BiliardoWeb Magazine era già sbarcato negli Stati Uniti, in Virginia, in occasione degli US Open di Palla 9 (numero di novembre, ndr), il «Sogno Americano» di ogni giocatore (o appassionato spettatore) di pool.

Il nostro secondo resoconto di un evento tenutosi oltreoceano riguarda forse la più grande fiera biliardistica mondiale, il Super Billiards Expo di Valley Forge, alle porte di Philadelphia. In pratica, cari amici, il Paese dei Balocchi.

A differenza degli US Open, dove, nonostante la presenza di alcuni interessantissimi stand di prodotti per il pool, a farla da padrone è «il Torneo», con il livello di gioco professionistico forse più alto al Mondo, il Super Billiards Expo è il Paradiso di chiunque nutra la passione per il pool in ogni sua sfaccettatura.

Da ormai quindici anni il grande Allen Hopkins, leggenda del biliardo americano, vincitore degli US Open nonché persona deliziosa, è la mente organizzatrice (con la bella moglie Dawn, tanto per non sbagliare professionista del pool anche lei) della mastodontica kermesse al Convention Center di Valley Forge. Per il temibile «doppio misto» e per il loro staff, senza dubbio, il lavoro non è mancato nemmeno quest’anno, vista la grande affluenza, nonostante le condizioni climatiche a dir poco proibitive (14° sotto zero, a metà marzo…), di appassionati del pool e dei suoi prodotti da ogni parte d’America e non solo.

L’allestimento della fiera, su due piani, è di quelli che mozzano il fiato a prima vista. Trentamila metri quadrati, 150 stand, tornei di ogni livello, dal tradizionale evento professionistico agli affollati open amatoriali per ogni categoria, spettacoli di pool artistico e, neanche a dirlo, «gamblers», giocatori d'azzardo, scatenati dalla chiusura fino a notte fonda.

Stecche
I «gioielli» esposti dalla Cue Collectors Association

Anche chi del biliardo ama il gesto tecnico, senza essere un particolare appassionato di stecche ed accessori vari, non può che rimanere a bocca aperta passeggiando tra vere e proprie opere d’arte, esposte una a fianco all’altra per centinaia di metri. I migliori artigiani del Mondo, da Capone a Nitti, passando per Dan Dishaw, Samsara, McWorter, Jerry Olivier o Richard Chudy, e davvero chi più ne ha più ne metta, mettono in mostra i loro pezzi migliori per la gioia di chi ha occasione di vederle dal vivo solo una volta l’anno, e per la gioia ancora maggiore di chi, potendoselo permettere, riesce a tornare a casa con la stecca dei suoi sogni. Una menzione particolare, e qui non si corre il rischio di fare pubblicità gratuita, va alla Cue Collectors Association, l’associazione di collezionisti di stecche pregiate che, per quest’anno, esponeva una raccolta di dodici pezzi dalla bellezza scioccante, commissionati ai più abili maestri del campo con materiali obbligatori (ebano, avorio e argento) e tema comune (il mondo greco-romano). Roba da lacrime agli occhi.

Per tasche meno capienti, o semplicemente gusti più «leggeri», ogni tipo di accessorio: dall’abbigliamento ai gadget vari, dai foderi (non sempre a buon mercato) alle attrezzature da gioco complementari.

Anche la tecnologia ha il suo (ampio) spazio a Valley Forge, con le evoluzioni di prodotti già sul mercato (Predator su tutti) o i nuovi ritrovati, alcuni dei quali davvero validi (ottime referenze sul puntale OB-1, con la rivoluzionaria ghiera in legno, e sul nuovo Jump della Xtremebilliards). Altri, come sempre, un po’ meno.

Anche l’Italia, con il sempre attrezzatissimo stand Longoni e l’esordio oltreoceano della linea di abbigliamento di chi scrive (altra parte della piacevole vita lavorativa di un povero giocatore-giornalista, ndr), è stata, e non poteva essere altrimenti, degnamente rappresentata all’Expo.

Gabica
Antonio Gabica, vincitore del torneo
«Bar box pro am challenge»

Già quanto elencato, e forse anche quanto, per ovvie ragioni di spazio, ci permettiamo di tralasciare, sarebbe più che sufficiente a prenotare fin d’ora il biglietto per l’anno prossimo, ma la parte migliore, quella agonistica, merita davvero di essere vista e, per quanto possibile, vissuta.

Circa duemila giocatori, di tutte le età e di tutti i livelli, si sono sfidati per quattro giorni su una distesa davvero sterminata di tavoli verdi, tutti (tranne gli otto sui quali si è svolto il torneo Pro) Diamond a sette piedi. Davvero la realizzazione del più incredibile desiderio di chi sogna un mondo con la stecca in mano. Bambini, anziani, donne e uomini, agguerriti ma corretti, che lottano dalla prima all’ultima bilia per i vari titoli Junior, Senior, Open e Femminile. Il Paradiso, si diceva.

Come ogni anno, l’evento clou è rappresentato dal Gabriels Pro Event, con le migliori stecche Statunitensi e non solo (tra gli «stranieri», fortissimi filippini come Parica, Kiamco, Sambajon e Gabica, il finlandese Mika Immonen, senza dimenticare la pattuglia italiana, formata da Fabio Petroni, Alessandro Torrenti, Moreno Kraljevic e dal Vostro sempre più fortunato cronista).

L’arena del torneo, quasi sempre gremita all’inverosimile, ha ospitato match veramente spettacolari, alcuni dei quali giocati, come sempre più spesso accade molto bene, da Fabio Petroni («circoletto rosso» su un suo incredibile massè nel vittorioso incontro con Johnny Archer), alla fine quarto, all’ennesima riprova di un livello di gioco all’altezza dei Grandi del Pianeta.

Immonen
Mika Immonen, «scalpo» di lusso
del vostro cronista...

Il vincitore, Corey Deuel, non fa altro che confermare il talento cristallino che gli aveva permesso, dieci anni fa, di aggiudicarsi, sempre a Valley Forge, il titolo Junior. Un primo passo verso la gloria.

A completare il podio, Ronnie Wiseman e Rodney Morris, rocambolesco vincitore, con una buona dose di fortuna, sul nostro Petroni in un 10-9 da pelle d’oca. Alcune sorprese, come spesso accade, sono le premature uscite dal torneo di campioni del calibro di Jeremy Jones, Josè Parica, Charlie Williams e Mika Immonen (caduto sotto i colpi di Corey Deuel e di un italiano, del quale non ricordiamo il nome, che passava da quelle parti…).

Non poteva mancare, come anticipato, lo «spirito» del pool americano, quel clima da film che, solo dopo la chiusura degli stand, ogni notte si creava sui tavoli dei tornei amatoriali: le sedute, in un’ambientazione ben diversa dal religioso silenzio a cui siamo abituati a pensare. Oltre a sfide testa a testa, dalle poste da capogiro e della durata di decine di ore, abbiamo assistito al divertentissimo sipario del «challenge table», un tavolo su cui, a turno, fior di campioni si sono sfidati notti intere in un triangolo secco, chi perde esce, con centinaia di persone, urlanti, ai lati del biliardo a scommettere mazzi di fruscianti «verdoni» su questo o su quello. Un’esperienza, seppur da spettatori, davvero unica.

Il Paese dei Balocchi, si diceva, e definizione migliore davvero non si può trovare per un evento, a maggior ragione visto dagli occhi di chi vive ben lontano da quel mondo, di questo genere.
Ad essere onesti, e per non sembrare eccessivamente entusiasti, il Super Billiards Expo di Valley Forge un difetto ce l’ha, e non da poco: ne fanno solo uno all’anno…

Uno scorcio dell'arena di gioco
Uno scorcio della spettacolare location

 
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