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Il braccio di tiro

"Come si trova il punto esatto dove posizionare la mano?"
 

Il braccio di tiro è quello che tiene la stecca all'estremità posteriore. Come si trova il punto esatto dove posizionare la mano? Per determinarlo esistono molti metodi, però quasi sempre troppo generici, tipo: «dal punto di equilibrio della stecca più l'ampiezza della mano dal pollice all'indice», o altri metodi basati su complicati, quanto inutili, sistemi di calcolo in base alle dimensioni del corpo e dell'avambraccio.

Quello raffigurato nell'illustrazione seguente è sicuramente il metodo più semplice e sicuro: «con la punta della stecca quasi a contatto della bilia battente, l'avambraccio di tiro deve trovarsi in posizione verticale rispetto al suolo».

Quando questa posizione è stata trovata, è consigliabile, per i principianti, marcare con un elastico questo punto sul calcio della stecca, così potranno, successivamente, essere sicuri di impugnare la stecca sempre sullo stesso punto. L'impugnatura con l'avambraccio che cade a piombo, assicura la mas­sima libertà di movimento del braccio e della stecca. Inoltre, partendo dalla posi­zione «a piombo» e senza abbassare il gomito, è possibile far scorrere la stecca avanti e indietro, in modo tale che entrambi i movimenti abbiano la stessa ampiezza.

L'impugnatura della stecca
Il braccio che sostiene la stecca nella parte posteriore è responsabile del movimento della stecca. Un'impugnatura errata dell'attrezzo può compromettere il movimento di tiro, producendo reazioni incontrollate.

Dove e come si trova il punto ottimale per impugnare la stecca lo abbiamo visto. Il passo successivo è il modo con quale si impugna la stecca. Questa particolarità, è uno dei fattori più importanti per riuscire, nel vero senso della parola, ad essere padroni del proprio gioco. Il calcio della stecca va impugnato con il pollice e l'indice, con una leggera pressione (dico «impugnato» e non «sorretto con la punta delle dita»). Questa leggera pressione dovrebbe essere esercitata con la sola forza necessaria a far sì che la stecca non sfugga di mano. Le altre tre dita si appoggiano leggermente alla stecca senza però, in nessun modo, influenzarne il movimento. Importante è che le nocche della mano non rimangano orizzontali per tutto il movimento, ma che seguano invece il movimento della stecca.

Immagine di sinistra: nella fase centrale del gesto, le nocche della mano sono parallele al pavimento. Immagine al centro: nella fase di ritrazione, le nocche della mano non sono parallele al pavimento. Immagine di destra: Nella fase di tiro, le nocche della mano non sono più parallele al pavimento.

Anche se la pressione per tenere la stecca viene esercitata solo da pollice ed indice, dalla prima immagine di sinistra si può notare come, comunque, tutte le dita hanno contatto con il calcio della stecca. Nell'immagine al centro, il particolare dell'apertura a «ventaglio» della ma­no, per accompagnare (assecondandolo) il movimento all'indietro della stecca, nella fase di ritrazione della stessa, richiudendosi poi nella fase finale (immagine di destra).

Uno degli errori più frequenti che commettono i principianti è sicuramente quello di impugnare la stecca troppo indietro.

In questo caso, l'energia dello slancio in avanti della stecca viene molto limitata, dato che, impugnando in questo modo, non è possibile eseguire un ampio e completo movimento di ritrazione del braccio. Non si può tirare (lanciare) perché il braccio di tiro (braccio di lancio) non ha la possibilità, essendo già in posizione arretrata, di muoversi ulteriormente all'indietro.

A tutti è capitato di tirare un sasso, provate però ad appoggiarvi ad una parete con la schiena (immagine a lato) e, da questa posizione, tirare il sasso; vi accorgerete che, senza movimento di ritorno, non si può eseguire un tiro (lancio) corretto.

Il braccio di tiro dovrebbe avere una certa distanza dal corpo per permettere una corretta libertà di movimento e per permettere un tiro diritto, nello stesso tempo però, abbastanza vicino al corpo, da non compromettere una corretta posizione della testa e una posizione del corpo comoda.

La lunghezza della freccia
Per «lunghezza della freccia» si intende quella parte del puntale che va dalla mano d'appoggio (ponte) alla punta della stecca stessa (cuoietto), quando questa si trova a pochi millimetri dalla bilia battente.

Per avere una lunghezza ottimale della freccia, il giocatore deve rispettare alcuni canoni importanti:

  1. Poco prima che ci sia il contatto con la bilia battente, l'avambraccio del braccio di tiro deve risultare verticale al suolo.
  2. Il puntale della stecca non deve, al culmine del movimento di ritorno dell'avambraccio (brandeggio), cadere fuori dal ponte d'appoggio.
  3. Il braccio d'appoggio deve essere disteso, senza però bloccare il gomito, il quale deve bensì essere mantenuto rilassato.

Nella maggior parte dei giocatori, la lunghezza della freccia varia dai 20 ai 30 cm. I giocatori di piccola statura, hanno spesso una lunghezza della freccia maggiore, questo per compensare la loro limitata possibilità di arrivare a giocare bilie lon­tane, quindi, anche se è una fonte d'errore, questo compromesso diventa per loro una necessità. Da non dimenticare però, che più lunga è la freccia e più proba­bilità di errori d'esecuzione di tiro vi saranno.

Questa posizione è ottimale, in quanto permette di eseguire un movimento di ritorno completo.

Questa posizione, con il ponte molto vicino alla battente, viene attuata quando il giocatore vuol tirare molto piano, in questo caso, anche se la posizione non è ottimale, risulta corretta, in quanto la distanza, tra la mano destra e la sinistra, è invariata.

La battente, in questo caso, si trova lontana dal giocatore, però, senza ricorrere al rastrello, il giocatore, spostando entrambe le mani un poco più indietro, riesce comunque a fare un tiro corretto.


 
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