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Fabio Cavazzana, classe e talento

"Il neo Campione Italiano AICS si racconta alla nostra redazione"
 

Nome: Fabio
Cognome: Cavazzana
Nato a: Torino - il: 12.04.1967
Sposato: sì
Figli: Tommaso e Delia
Residente a: Monselice (PD)

I Campioni di biliardo del nord-est italiano si possono contare sulla punta delle dita di una mano, pochi ma importanti nomi del panorama nazionale biliardistico sono usciti, negli anni, da questa terra divisa tra industria, agricoltura e montagna. Uno di questi è senz'altro Fabio Cavazzana. In realtà è stato il Piemonte a dare i natali a Fabio ma da buona veneta d.o.c. mi piace pensare che il suo genio biliardistico sia nato qui, in quel di Padova, con il padre Gastone.

Reduce dalla vittoria del IX Campionato Italiano Aics ci ha gentilmente concesso questa intervista e stasera mi reco a Padova, nella bellissima città storica di Este, presso il CSB dove Fabio è tesserato, il Twenty Seven, per incontrarlo.

BW: Raccontaci un po’ la tua vita, so che sei nato a Torino… come sei arrivato qui?

«Sono nato e vissuto a Torino e come per quasi tutti gli adolescenti era il calcio la mia passione, ci ho giocato fin da piccolo e a sedici anni sono entrato nella primavera del Torino; nonostante la scuola e il calcio, seguivo spesso mio padre durante le gare: il biliardo mi ha sempre affascinato.


Fabio Cavazzana al tiro, sullo sfondo Salvatore Mannone

Ho avuto un brutto infortunio e mi sono visto costretto ad abbandonare il calcio, in quel periodo mio padre era il proprietario con Paolino Coppo di una sala biliardi a Torino, sala che ha visto la nascita biliardistica di Carlo Cifalà, e questo mi ha reso facile l’avvicinamento al biliardo. Nonostante mio padre fosse già un campione affermato non voleva che anche io intraprendessi questa carriera, ma si sa… buon «gene» non mente, e iniziai a giocare assiduamente raggiungendo un livello molto alto che mi ha permesso di ottenere discreti successi.

Poi è arrivata l’età del servizio militare, che ho prestato a Mestre (VE); una sera vado a giocare a Rovigo: mio padre, che era a Pontecchio a trovare dei parenti, non mi vede rientrare e preoccupato viene a cercarmi; era inverno, la strada era ghiacciata e ha avuto un incidente… niente di grave per fortuna, ma fu costretto a lasciare la macchina dal carrozziere per una decina di giorni. In quel lasso di tempo è venuto a sapere che proprio a Pontecchio, sua città natale, era in vendita un bar e, d’accordo con la famiglia, abbiamo deciso di trasferirci qui.»

BW: Hai mai sofferto del paragone che inevitabilmente tutti fanno con tuo padre? Chi è più forte adesso? … e venti anni fa?

«Ho sempre vissuto questa cosa con orgoglio, consapevole del fatto che emergere in questo settore essendo figlio d’arte non mi avrebbe facilitato le cose, anzi! Ci si aspetta sempre di più. 20 anni fa il più forte era senz’altro lui: ricordo, per chi non avesse avuto l’onore di conoscerlo biliardisticamente, che è stato uno dei primi 5 in Italia e che ha vinto ben 9 titoli italiani. Adesso sicuramente io, ma penso anche per il fatto che mio padre ha ormai una certa età.»

BW: A quanti anni hai vinto la tua prima gara?

«A 18 anni, a Villamarzana in provincia di Rovigo: c’erano ancora i biliardi con le buche.»


Maurizio Cavalli, voce del biliardo, e Fabio Cavazzana

BW: Ha vinto il mondiale nel 1993 quando molti degli attuali professionisti erano approdati alla Biliardo Pro che in quello stesso anno organizzava la World Cup vinta da Mannone. Cosa rispondi a chi ti attribuisce un "mondiale di seconda classe"?

«Sinceramente nessuno mi ha mai detto una cosa del genere, penso sia dovuto al fatto che chiunque, in questo ambiente, conosce la mia forza, e comunque, se ci fosse bisogno di dimostrarlo, negli anni successivi ho vinto 3 titoli italiani, quando tutti si erano riuniti sotto un'unica federazione.
A proposito di quel mondiale voglio raccontarti una curiosità: io e la mia famiglia siamo devoti
alla Madonna di Loreto; avevo fatto voto che, in caso di vittoria, avrei portato lì la coppa di campione del mondo... ora sta in una cappella, proprio accanto ad altri trofei di grandi campioni come Coppi e Merckx.»

BW: Un giocatore di talento come te potrebbe essere portato a non accettare mai l'errore, a ricercare continuamente la perfezione... come è cambiato il tuo atteggiamento nel corso degli anni? Che rapporto hai con quelli che comunque sono i tuoi limiti? Hai imparato ad accettare più serenamente anche gli errori?

«Provengo dalla scuola piemontese dove tutto è calcolato e studiato nel minimo dettaglio; io però esco un po’ dagli schemi perché sono un giocatore più istintivo, nonostante questo ricerco sempre e comunque la perfezione in tutto quello che faccio sul biliardo.»

BW: Visto che partecipi al campionato a squadre si serie A, che cosa ne pensi del biliardo con le buche? Credi in questa novità? Ho visto poi che la squadra in cui giochi è stata rinnovata (il Boville Biliards, ndr), ha preso Zito e Paoloni. Sentirete la mancanza di Aniello?

«Non sono d’accordo con questa “novità”, se così vogliamo chiamarla: questo biliardo ormai ha preso piede, in Italia e anche in Europa, è giocato ormai ovunque; le buche per me hanno solo un sapore di “ritorno al passato”, senza contare che i gestori delle sale non sono in grado di affrontare un tale cambiamento. E’ naturale che le buche avvantaggino i più bravi, ma questo significa anche diminuire l’afflusso dei neofiti che già ora trovano difficile affrontare il gioco del biliardo all’italiana: figuriamoci se ci mettiamo pure le buche! Qui le buche non rappresentano un obiettivo, come può essere per il pool, ma una difficoltà, scoraggiante a mio avviso.

Si, la squadra quest’anno è rinnovata: Paoloni, Summa, Zito... Certo che sentiremo la mancanza di un forte giocatore come Aniello, ma direi che è stato degnamente sostituito da un suo pari grado, se parliamo in termini di “campione del mondo”.»


Fabio Cavazzana, Campione del Mondo nel 1993

BW: Chi è, tra i tuoi colleghi, il giocatore che stimi di più? E perché?

«Senz’altro Albrito, sia come persona che come giocatore. Lo considero un calcolatore straordinario. Ho avuto la fortuna di giocare spesso in coppia con lui ed è un giocatore dal quale ho imparato tantissimo. Ero molto amico anche del grande Nocerino nel quale mi rivedevo molto per il fatto che anche lui, come me, aveva la fortuna di possedere questo talento naturale e per la sua istintività. Comunque ce ne sono tanti di giocatori che ammiro, non vorrei fare discriminazioni.»

BW: Preferisci italiana, goriziana o tutti doppi?

«Italiana senza ogni dubbio, lo considero il gioco più difficile su questo tavolo: non per niente i più grandi titoli vengono assegnati con questa specialità. E poi penso che il talento, quello vero, lo puoi vedere solo a questo gioco.»

BW: Un tuo pregio e un tuo difetto …

«Sono molto rispettoso nei confronti di tutti i giocatori che incontro, forti o meno forti, non sono presuntuoso. Il difetto peggiore che mi riconosco… mi innervosisco troppo facilmente.»

BW: La partita che ricordi con più piacere e quella che ricordi con meno piacere.

«Quella che porto nel cuore è sicuramente la finale dei Mondiali del 1993, quella che invece ricordo sempre malvolentieri è la semifinale con Zito a Montecarlo nel 1997 in occasione della World Cup Pro, a me mancavano 4 punti a chiudere, a lui 16 e mi chiuse partita con due garuffe da 8! E poi fece la finale con Nocerino il quale conduceva per 3 a 0 ma finì per perdere 4 a 3.»


I figli di Fabio

BW: Perché dopo la tua uscita lo scorso anno dai professionisti sei sparito dal circuito BTP?

«L’anno scorso ho rinunciato a fare le prove perché non condivido il sistema con il quale si organizzano le prove del circuito BTP. Io credo che si dovrebbe ridurre il numero dei professionisti a 12, per esempio, permettendo così a questi di vivere di questo sport: questa è la mia idea di “professionista”.»

BW: Cosa ci vuole per essere dei fuoriclasse? Talento, tecnica, passione… dacci le tue percentuali.

«60% di talento, 20% di conoscenza biliardistica e, ad alto livello, 20% di fortuna.»

BW: Tu ora abiti a Padova, ti trovi bene qui? So che d'estate vai spesso ad Ortona (CH): hai mai pensato di trasferirti al sud?

«No, mi piace qui, la mia vita e la mia famiglia sono fortemente radicate in questo posto, però vado volentieri ogni tanto a trovare i miei amici al sud: trovo che la gente del meridione sia molto calorosa.»

BW: Cosa fai quando non giochi a biliardo?

«Mi piace pescare e seguo il calcio, tifo Torino naturalmente, sia io che mio padre siamo soci onorari. Seguo comunque anche gli altri sport in generale.»

BW: Credi nei giovani per il futuro del biliardo? Cosa consiglieresti ad un ragazzo per un buon approccio? Quale caratteristica non deve mai mancare?

«Un giovane, al giorno d’oggi, deve prendere il biliardo come puro divertimento, per passare la serata in compagnia; poi, se c’è la passione, lo può anche affrontare agonisticamente, ma non pensare certo di potersi costruire un futuro: al momento non è certamente possibile.»

BW: Se non fossi un giocatore di biliardo saresti….

«Mmmm…. un calciatore!? Magari!! (sorride)»

testo alternativo

BW: Per ognuna di queste caratteristiche che voto (da 1 a 10) ti dai tu, e quale tuo collega apprezzi maggiormente?

a) Abilità, precisione e misura:
Io: 9 Belluta: 10

b) Professionalità (inteso come impegno, allenamento):
Io: 6 - Mannone: 9

c) Grinta e fiducia in sé stessi:
Io: 8 - Maggio: 10

d) Tattica di gioco (Ita/TuttiDoppi/Goriziana):
Io: ita 9 - td 8 - gori 8
Albrito: ita 8 - td 9 - gori 10

e) Gioco di prima:
Io: 9 - Maggio : 10

f) Gioco di sponda:
Io: 8 - Albrito: 10

g) Positività mentale (nel gioco):
Io: 7 - Zito: 9

h) Correttezza e lealtà:
Io: 10 - Belluta: 10


Concludo così la mia intervista a Fabio Cavazzana, un ragazzo a modo, quasi timido, nonostante la spavalderia da ragazzo ribelle con il quale tutti lo identificano. E' stata una piacevolissima serata passata a chiacchierare e a... mangiare! Il proprietario del Twenty Seven, il sig. Fabio, ha dato fondo a tutta le sue capacità culinarie preparandoci una cena da leccarsi i baffi! Un ringraziamento quindi al gestore e proprietario della sala per la splendida accoglienza e a Fabio Cavazzana, al quale faccio il mio personale «in bocca al lupo» per una splendida stagione.



Omaggio video a Fabio Cavazzana


 
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