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Ciro Urbino

"Un ricordo del primo, grande campione del gioco a 5 birilli"
 

Come attestato dal resoconto storico di uno dei partecipanti, Ciro Urbino fu il primo Campione Italiano di biliardo a stecca «5 birilli». In verità, parlare di Campionato Italiano è un po' improprio, in quanto a quei tempi ancora non esisteva una Federazione. Comunque a quell'evento, che fu organizzato da un privato per suo sfizio o, più probabilmente, per farne occasione di scommesse, parteciparono in ogni caso le migliori stecche italiane dell'epoca. Quindi, almeno per i valori scesi in campo, lo si può idealmente considerare un vero e proprio Campionato Italiano.
Il «primo» per l'appunto.

Del vincitore Urbino si trova veramente poco materiale, comunque, scartabellando in vecchi numeri di Biliardo Match, qualcosa salta fuori...

URBINO «Il Sommo»

In un'epoca in cui i regolamenti di gioco variavano da località a località, i giocatori che «battevano la provincia» (le famose «tournée») dovevano essere in grado di adattarsi a ogni biliardo e giocare usando la prima stecca che trovavano (NdR. C'è di che meditare…), mettendo in mostra soltanto colpi di semplice esecuzione (… per non spaventare gli avversari) e cercando molto spesso il «tiro sporco» per far credere al colpo fortunoso (abilità questa davvero eccezionale). Dovevano essere pronti anche ad accettare partite, con poste importanti o piccole, nelle specialità scelte dall'avversario (italiana, buche, bazzica, malo, goriziana, parigina, ecc.).

Eclettico, tecnicamente completo, tattico intelligentissimo, dotato di occhio e braccio prodigiosi, capace di giocare a biliardo anche con… l'ombrello, Urbino imperversò – in lungo e in largo – nell'Italia biliardistica degli anni '30 e dominò fino alla sua morte.
Era ebreo. Fu perseguitato in quanto tale e, nel 1943, pare, fu ucciso dai tedeschi.

Emilio Biagini, altro grandissimo fuoriclasse degli anni '60, diceva che Urbino in grado di eseguire, tre volte su cinque, lo sfaccio (schema 1), parabolando con la sua bilia intorno al castello, e sempre Biagini, affermava che se Urbino fosse stato ancora attivo avrebbe potuto dare otto punti ai cinquanta a tutti...!
Difficile mettere in dubbio questo parere, visto che ci viene da uno dei più grandi campioni di tutti i tempi.

Un altro tiro che Urbino eseguiva con estrema facilità era il rimpallo sulla bilia diritta (schema 2). La bilia avversaria, colpita in pieno, torna sui tre-quarti della battente, opportunamente fermata, e dal rimpallo viene deviata in castello. Un esempio classico dei «tiri sporchi», citati in precedenza.

Gli aneddoti su Urbino sono tanti, alcuni dei più coloriti sono senza dubbio questi.

Dunque...
E' sera. Si sta per andare a cena. Nel caffè di paese, dopo aver concluso i loro affari, alcuni commercianti hanno organizzato un «battifondo alle buche». Le puntate (marinai in coperta anche allora) coprono le sponde del biliardo. Al giocatore che tiene banco da più di tre ore, «pelando» un po' tutti, è capitato – proprio ora che c'è il massimo delle puntate – un blocco relativamente facile. Solo la distanza dalla buca d'angolo lo rende, poco poco, più impegnativo. Ma il giocatore sa che è l'ultimo colpo e vuol fare scena. Prende le misure, si ferma, mete il gesso alla stecca, gira intorno al biliardo facendo un po' di manfrina, lamentandosi della difficoltà del colpo. Un «pecoraro» che, da una parte, se ne sta bevendo un quartino, si alza. Cosciali di pelle di capra, tabarro e ombrellone dal fusto di legno si alzano con lui. L'individuo va ad esaminare il tiro, sghignazza ed esclama: «E' fatta ‘sta buca!». Il giocatore che è al tiro lo guarda, lo soppesa con gli occhi e ribatte: «Vu, vesenté de farla?». Il «pecoraro» rincara la dose: «La fò co' l'ombrello, io!». Risata generale.

«Ben, faséla, allora!», esclama il giocatore, sentendosi preso in giro.
Il «pecoraro» impugna l'ombrellone, ben chiuso da una stringa rossa e vistosa, e mena un colpo, quasi a caso, alla bilia battente che colpisce in pieno l'avversaria e la scaraventa – di blocco – nella buca di fondo. Silenzio assoluto.
Il «pecoraro» alza il lembo del suo tabarrone e si fa scivolare in tasca, facendone ramazza con una mano stranamente delicata, tutte le lirotte che se ne stanno allineate sulle sponde, avviandosi quindi alla porta, insalutato ospite...

Un'altra volta (questa non sotto mentite spoglie), Urbino è impegnato in una seduta in un bar di Milano, si gioca all'italiana, partite ai cinquanta punti, senza vantaggio di punti, però Urbino (destro naturale) deve giocare con la sinistra. In una partita l'avversario ha 48 punti e Urbino 42, la posizione delle bilie è da sfaccio, però a tutto biliardo e con la battente quasi «a colla». Urbino è quasi certo di chiudere, se giocasse con la destra, ma con la sinistra… Studia a lungo la posizione delle bilie e poi, mettendosi in punteria, con la punta della stecca urta inavvertitamente il gesso che è sulla sponda, facendolo cadere, l'avversario istintivamente si china a raccoglierlo e… Urbino prende la stecca con la destra, si imposta, tira e si ripassa la stecca nella mano sinistra. Filotto pieno! Il tutto nel giro dei brevi istanti che l'avversario ha impiegato per chinarsi e rialzarsi… A questo punto: i birilli sono a terra, Urbino ha la stecca nella mano sinistra, 42 più 8 fa 50, (ovviamente l'omertà degli spettatori è totale) per cui al premuroso «pollo» non resta che… pagare.

Ecco i due schemi sopra citati: in uno di essi, c'è un particolare che, dal punto di vista tecnico, non mi convince per nulla, ma ho pensato fosse più divertente trasformare il tutto in un quiz... Lascio pertanto al lettore trovare la... magagna!



 
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