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Campionato Mondiale 2007 di Palla 9

"Trionfa a sorpresa l'inglese Peach, primo europeo campione del mondo nella storia"
 

Il mondiale che non t’aspetti. Oddio, non è la prima volta che un cosiddetto «outsider» si aggiudica il più prestigioso titolo annuale nel pool, ma quasi sempre, nel recente passato, si è trattato di giovani leoni in procinto di diventare qualcuno. Esempi lampanti, negli anni passati, sono quelli di Thorsten Hohmann, quasi sconosciuto fuori dall’Europa al tempo della sua affermazione ma consacratosi grande negli anni successivi, fino ad arrivare a Wu Chia Ching, il baby-campione del 2005, anno in cui il sedicenne di Taipei conquistò anche il titolo di palla 8.

Invece, nell’edizione tenutasi a Manila dal 3 all’11 novembre, un giocatore forte di sicuro ma non più di primo pelo, e con un palmares non certo eccelso, ha fatto il colpaccio. È l’inglese Daryl Peach, 35 anni portati non benissimo, il nuovo Campione del Mondo di palla 9.


Roberto Gomez, per lui un sogno che svanisce in finale

Daryl è un giocatore molto preciso, ed ha dalla sua i nervi saldi che ci vogliono per centrare obiettivi di questo livello. Come tutti i giocatori britannici, ha un punto palla di quelli che ti fanno venire il nervoso. Non è previsto che gli capiti di sbagliare una palla imbucabile. Il motivo di questa caratteristica, che poi, se andiamo a vedere, è quello in cui consiste il gioco, deriva dal background snookeristico che i «perfidi albionici» si portano dietro sul tavolo da nove piedi.

Da qualche tempo, infatti, i tabelloni delle varie tappe dell’Eurotour si stanno sempre più riempiendo di cecchini di Sua Maestà, che in questo modo stanno colmando la lacuna che li separava dalle posizioni di vertice: l’esperienza internazionale, con l’accortezza tecnico tattica che ne deriva.

Prova ne è, sempre dalla kermesse filippina del mese scorso, lo strabiliante terzo posto di Karl Boyes, venticinquenne connazionale e concittadino di Peach, autentica sorpresa del torneo.

L’eccezionale momento del pool inglese è ulteriormente confermato dall’attuale leader della classifica europea, Mark Gray, che coniuga perfettamente la sua attività di professionista dello snooker e una prima stagione a dir poco straripante a imbucar palle numerate.

Tornando al campionato del mondo, tutte le aspettative della vigilia erano focalizzate sui «soliti sospetti»: il fortissimo contingente dei padroni di casa, capeggiato dal campione uscente Ronnie Alcano, in gran forma e finalista agli US Open, dalla leggenda Efren Reyes e rinfoltito da affermati campioni come Francisco Bustamante, Dennis Orcullo, Marlo Manalo, Alex Pagulayan e molti altri. A seguire, l’armata di Taipei: il già citato Wu, Ching Shun Yang, Kuo Po Cheng, il capostipite Fong Pang Chao e numerosi «oggetti misteriosi» che non sbagliano una palla.

Gli americani, che non stanno passando un momento particolarmente brillante, per una volta si affidavano a un giovane, Shane Van Boening, capace di trionfare agli US Open e in forma strepitosa, tenendosi sempre la chance di exploit dei loro portacolori più celebri, Earl Strickland, Corey Deuel, Johnny Archer e Rodney Morris per fare qualche nome.

Dall’Europa, i meno pagati dai bookmakers alla vigilia erano i solidissimi tedeschi, capeggiati dal sempreverde Ralf Souquet, finalista lo scorso anno, e rinforzati da gente come Hohmann, Ortmann, Engert e Stolka, l’olandese Niels Feijen, il finlandese Mika Immonen, lo svedese Marcus Chamat e giovani in ascesa come lo svizzero Tschudi, lo spagnolo Alcaide e l’ungherese Foldes.


Il frame «incriminato» tra Peach e Bustamante

Insomma, nessuno si sarebbe mai aspettato che Peach, certamente in grado di battere chiunque, facesse fuori in successione Alcano, Lee Kung Fang, Stolka, Francisco Bustamante, Foldes e, in una combattuta e nervosa finale, la nuova scoperta filippina, Roberto Gomez.

La partita-chiave, quella che ha, probabilmente, dato a Daryl la fiducia per arrivare fino in fondo, è stata quella dei quarti di finale, contro l’idolo di Manila Francisco «Django» Bustamante.

Un set ai 10 racks, tirato punto a punto fino all’episodio che ha rapidamente fatto il giro del mondo del pool. Punteggio di 9-8 per Bustamante, che sta chiudendo partita ma va fuori posizione per la bilia 3, che finisce molto vicina alla 9. Bustamante è costretto a colpirla di calcio, e tira una botta molto forte colpendo, ad occhio nudo, le due palle simultaneamente. La 9 finisce dritta in buca d’angolo, e Django, con l’espressione del calciatore che segna di mano, esulta sperando che non gli venga sanzionato il fallo. L’arbitro, Nigel Rees, come del resto entrambi i giocatori, nota che le bilie si sono mosse in maniera piuttosto inconsulta per essere un tiro regolare. Con il pubblico che già sta portando in trionfo il proprio giocatore, credendo nel 10-8 finale, il direttore di gara si riserva il diritto, concesso dalle regole, di rivedere l’esecuzione alla moviola per far luce sulla questione. Dopo svariati minuti ed alcune discussioni, il verdetto lascia aperta una speranza per Peach, che sfrutta l’occasione e, con nervi d’acciaio, non sbaglia più fino alla fine del match. 10-9, a cui l’inglese fa seguire un autoritario 11-2 a Foldes in semifinale.

Dall’altra parte del tabellone, il filippino Gomez, con un gioco senza traccia di paura (e quasi senza ombra di difesa), si sbarazza senza problemi di tutti i suoi avversari. Gente come Alex Lely e Niels Feijen, gli olandesi più forti, che vincono un rombo in due, ma anche come i taiwanesi Fong Pang Chao, campione del 1993 e del 2000 (10-2) e Kuo Po Cheng, due volte sul podio al mondiale (11-4), fino ad arrivare a Boyes, autore di un torneo strepitoso ma non sufficiente per l’ingresso in finale.


Daryl Peach porta il titolo mondiale in Europa

Tra tutte le partite, come spesso accade, l’ultima è proprio la più nervosa. I due giocatori, nelle fasi iniziali del lungo match al meglio delle 33 partite, concedono alla tensione alcuni errori inconsueti, ma nel finale il sangue freddo di Peach ha la meglio sul temperamento di Gomez, e con il punteggio di 17-15 il trentacinquenne di Blackpool (sarà il destino?) si laurea Campione del Mondo 2007.

Teniamo le performance degli italiani per ultime, purtroppo, perché nemmeno quest’anno, ma verrà il nostro momento, siamo riusciti ad arrivare in fondo al torneo con il trio Petroni-Muratore-De Falco. Solo il primo dei tre è riuscito ad approdare alle fasi a eliminazione diretta, incappando in una sconfitta sul filo di lana col giovane fenomeno di Taipei Wu, mentre Bruno e Vittorio non hanno superato il «Judgement Day», rimanendo fuori dai primi 64.

L’affermazione di Bruno Muratore all’Eurotour immediatamente successivo, peraltro, lascia ben sperare per il nostro movimento, e un Mondiale tinto d’azzurro non sarà, nel prossimo futuro, poi così un miraggio.

Quattro europei nei primi 8, e addirittura tre semifinalisti, impongono al mondo della palla 9 l’assoluto rispetto per il Vecchio Continente, che si gode anche i noni posti di Stolka, Feijen e Stepanov, oltre al quinto di Immonen.

Il mondiale di Manila è già storia, e i campioni impegnati stanno già affilando le stecche per i prossimi impegni come la Mosconi Cup, in corso in questi giorni, e la ripresa dei vari circuiti professionistici in tutto il mondo.

Questa sarà comunque ricordata come la cavalcata trionfale di Daryl Peach, un «uomo normale» in mezzo ai mostri, che ha dimostrato come, con la testa fredda e il braccio caldo, si possa sovvertire ogni pronostico, ad ogni livello. Meditate gente, meditate…


 
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