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World Snooker Championship 2008

"Terzo titolo, primato in classifica, ancora una serie perfetta: è Ronnie il n°1"
 
Ronnie col trofeo
Terzo titolo mondiale e
primato in classifica per «The Rocket»

«Sono un po' deluso del livello di gioco espresso, avrei voluto far meglio ma a volte è difficile quando tutti si aspettano così tanto da te [...] è risaputo che io abbia avuto problemi personali e col mio gioco, e chissà, forse è il momento di prendersi una pausa... spero di essere qui l'anno prossimo, ma se non sarà così ringrazio il pubblico che mi ha sostenuto in tutti questi anni, è stato fantastico!» Le dichiarazioni di un vecchio campione ormai in declino? La delusione dell'idolo di casa che non è riuscito a far bella figura davanti al pubblico amico? Nossignori: si tratta di Ronnie O'Sullivan subito dopo aver coronato una stagione fantastica portando a casa il suo terzo titolo mondiale, il primo posto nella classifica ufficiale di fine anno, e un assegno di circa 415.000€, spicciolo più spicciolo meno. Ronnie è questo: non soltanto un genio del biliardo, ma anche un uomo di spettacolo e un perfezionista oltre ogni ragionevolezza: ok vincere, dimostrare di essere il n°1, infrangere record dopo record... ma se lo si fa senza stupire, senza lasciare il pubblico a bocca aperta e senza fiato, senza portare il gioco a livelli che non erano mai stati raggiunti prima, beh per lui non è sufficiente. Noi lo amiamo anche per questo, e speriamo che le sue «minacce» di ritiro dalle competizioni siano destinate a rientrare per l'ennesima volta, che siano più il frutto di un accumulo di tensione dopo una lunga e grande impresa, piuttosto che un ragionamento a mente fredda.

Che la stagione 2007/2008 dovesse sancire ulteriormente il ricambio generazionale in corso nello snooker lo si era capito già da tempo, ma alcuni verdetti di questo Mondiale sono stati ugualmente sorprendenti: l'esclusione dai top 16 del 51enne Steve Davis (sconfitto al primo turno da Stuart Bingham) era ampiamente nell'aria, ma altri due supercampioni potrebbero aver fatto quest'anno il loro ultimo inchino di fronte al pubblico del Crucible Theatre: Mark Williams e Ken Doherty. Il gallese, lo sappiamo, è ormai in crisi da diversi anni, anche se negli ultimi tornei aveva fatto intravvedere alcuni sprazzi di gioco che riportavano alla mente l'imbattibile «Welsh potting machine» di 4 o 5 anni fa; scongiurato il rischio di uscire dai primi 32 del ranking (Williams aveva apertamente dichiarato che avrebbe considerato il ritiro dalle competizioni in tal caso), l'ottavo di finale raggiunto ai Mondiali non gli è comunque bastato a restare nei top 16: per potersi ripresentare a Sheffield l'anno prossimo, il due volte campione del mondo dovrà superare un turno di qualificazione.
Stessa sorte, e qui si può parlare di vera sorpresa, toccherà all'irlandese Doherty, n°2 della classifica ufficiale soltanto due anni fa. L'anagrafe (quasi 39 anni per lui) lo giustificherebbe anche, ma va detto che Doherty quest'anno non ha giocato affatto male: nel circuito major ha vinto un torneo (Pot Black Cup), è stato finalista in un'altra occasione (Malta Cup) e semifinalista in un'altra ancora (Masters)... il problema è che, ahilui, nessuno di questi tre tornei era valido per la classifica mondiale. Nei ranking tournament non è mai stato capace di superare gli ottavi di finale, e ha completato l'opera scivolando al primo turno dei mondiali per mano dell'emergente cinese Liang Wenbo. Con questi risultati, pensate, tra i primi 32 della classifica soltanto Graeme Dott ha totalizzato meno punti di lui nella stagione 2007/2008.
Già, Graeme Dott. Dalle vette del gioco agli abissi dell'anonimato in 12 mesi... grossi problemi personali per lui (un lutto che l'ha profondamente scosso, la paura per una diagnosi di tumore formulata dai dottori a sua moglie e poi rivelatasi infondata, una crisi depressiva attualmente in cura), che si sono riflettuti in una striscia negativa che ha quasi dell'incredibile, 15 sconfitte e un pari, senza neanche una vittoria, dallo scorso agosto. Va detto a onor del vero che a Sheffield si è visto un buon Dott, nettamente migliore rispetto alle ultime uscite ufficiali, ma si è trovato di fronte al primo turno un Joe Perry in stato di grazia, che con l'aiuto di ben 4 centoni ha avuto la meglio sullo scozzese. Perry sfrutterà poi il tabellone favorevole superando anche Bingham negli ottavi, ma ad aspettarlo nei last 8 ci sarà nientepopodimeno che Stephen Maguire, da molti ritenuto il favorito n°1 della vigilia, alla luce dei risultati ottenuti quest'anno.


Ali Carter, la rivelazione del torneo

Davvero molta carne al fuoco nel racconto di questo mondiale, rischiamo di perderci! Recuperiamo l'ordine cronologico e partiamo dai sedicesimi, dove ha luogo una delle più grandi sorprese del torneo, l'uscita di Mark Selby. Il ragazzo di Leicester sembrava pronto al grandissimo risultato, e la sua attitudine alle lunghe battaglie lo rendeva agli occhi di molti uno dei principali pretendenti al trono mondiale. La sua striscia vincente cominciò proprio a Sheffield un anno fa, quando raggiunse la finale. Ma tra giocare da outsider e sostenere la pressione del pronostico con gli sguardi di mezzo mondo puntati addosso... passa una differenza enorme, e Selby se n'è accorto a sue spese, niente affatto aiutato da un Mark King in grandissimo spolvero per l'occasione. Lo stesso King confermerà tuttavia i suoi limiti caratteriali negli ottavi (traguardo mai superato al Crucible dall'inglese), dove non ripeterà la prestazione arrendendosi nettamente a Peter Ebdon.
Molto avvincenti le sfide Junhui-Fu e Hendry-Allen: nel derby tra i due n°1 cinesi questa volta è il giovane Ding a spuntarla, ma solo alla 19ma e decisiva frazione, al termine di una battaglia durissima; il veterano Hendry ottiene invece in rimonta quella che lui stesso definisce «la più grande vittoria al primo turno che abbia mai ottenuto qui a Sheffield»: sotto 6-3 e 9-7, spesso surclassato dal «power-snooker» del suo giovane avversario, lo scozzese tiene duro e porta a casa il match di esperienza. Buone notizie per i suoi tifosi, che avranno modo di sognare ancora a lungo in questo mondiale...
Un altro match cruciale per narrare la storia di questo torneo è quello tra Ali Carter e Barry Hawkins. C'è un precedente di pochi mesi fa, al Campionato del Regno Unito: Carter si trovò in vantaggio per 8-3, subendo poi un'incredibile rimonta che portò Hawkins alla vittoria per 9-8. Ebbene, anche in questa occasione Carter costruisce un vantaggio di 9-6 che sembra decisivo, ma la rimonta di Hawkins prende nuovamente forma: 9-7, 9-8, 9-9... gli dei dello snooker però hanno altri programmi stavolta, e l'incontro viene sospeso proprio quando c'è soltanto l'ultimo frame da giocare, con Hawkins lanciatissimo e Carter in netta difficoltà. La sessione serale incombe, e a norma di regolamento l'arbitro manda i giocatori negli spogliatoi, dove Carter ha tempo di rimettere insieme i pezzi e portare a casa, un paio d'ore dopo, l'ultimo parziale. Difficile non credere al destino, vedendo col senno di poi quello che è riuscito a fare Carter in questo Mondiale...

carter-osullivan147s
Due «facce da 147»: Ronnie O'Sullivan e Ali Carter

A cominciare dal secondo turno, quando si trova di fronte uno dei nomi più importanti del panorama attuale: Shaun Murphy. Il ragazzone inglese, già campione del mondo tre anni fa, è ora maturato sia anagraficamente che nel gioco, e non a caso si trova in vetta alla classifica provvisoria. Ebbene, contro Carter non è mai entrato in partita, chiudendo con un pesantissimo passivo di 13-4. Murphy avrà parole durissime nei confronti dei materiali di gioco e del direttore di gara: «il nostro sponsor è una casa di scommesse, tanto vale che spostiamo il Mondiale al casinò e ce lo giochiamo ai dadi...» dello stesso avviso il campione uscente, John Higgins, anch'egli eliminato agli ottavi dal gallese Day: «Le sponde erano totalmente ingiocabili. Ne ho parlato col direttore di gara e la risposta che ho ricevuto è che non avevano il personale per sostituire i panni prima del secondo turno... non credevo alle mie orecchie» per poi tuttavia aggiungere «ho lasciato che questa cosa mi influenzasse negativamente, una lezione da imparare. Ci tengo a ribadire che Ryan ha giocato benissimo e ha meritato di vincere, del resto anche lui giocava sul mio stesso tavolo».
Il match più emozionante degli ottavi sarà sicuramente Wenbo-Swail, che vedrà il giovane cinese avere la meglio all'ultimo frame rintuzzando la rimonta del veterano nordirlandese, ma i più attesi dal pubblico erano Maguire-Robertson e soprattutto O'Sullivan-Williams. Il primo si risolve praticamente nella sessione iniziale, in cui Maguire (ripetendo l'impresa ottenuta al primo turno contro Hamilton) rifila un eloquente 8-0 all'avversario... l'australiano si lancerà poi in una rimonta che tuttavia può solo rendere un po' meno pesante il passivo finale: 13-7, con i pronostici che cominciano a piovere sullo scozzese per la conquista del titolo. Il secondo match presentato è una vera e propria «classica», tra i più talentuosi dei tre «gemelli» (O'Sullivan e Williams, insieme a Higgins, sono nati nel 1975). Il pronostico è tutto dalla parte di Ronnie, ma Williams (che si gioca la permanenza nei 16) regge bene per due sessioni, chiudendo in svantaggio di soli due frame (7-9). Ma ancora non si era visto il miglior O'Sullivan, che invece si riconosce subito dai primi tiri della sessione conclusiva... sono 4 frame da antologia, l'ultimo dei quali si conclude con la prima grande emozione del torneo, uno straordinario 147! Ronnie esulta pugni al cielo, pregustando il premio di 157.000 sterline che lo aspettava: «comprerò una Bentley decapottabile, è una vita che la desidero!». A proposito di record: con questo 147 (il terzo di quest'anno!) O'Sullivan ne totalizza 9, superando così Hendry in cima alla classifica all time; si tratta inoltre del suo terzo «massimo» ai Mondiali (unico nella storia ad averne realizzato più di uno).

Hendry, dal canto suo, non si ferma e mette nuovamente indietro le lancette di qualche anno frenando le ambizioni di Ding, dal quale aveva preso qualche sonora batosta ultimamente: parte alla grande e non si volta più indietro, chiudendo con un 13-7 che non ammette repliche. Non sarà proprio l'Hendry degli anni d'oro (quello, si sa, non lo potremo più ammirare se non nelle registrazioni del decennio scorso), ma i nostalgici cominciano a sognare... e nulla potrà più fermare il loro entusiasmo dopo i quarti di finale, nei quali il loro beniamino fa un sol boccone anche del quotato Day, che dimostra anche in questa occasione la sua «monodimensionalità»: attacco, attacco e ancora attacco a testa bassa... se qualcosa non funziona, non esiste un piano B. Con Hendry non ha funzionato niente, e la leggenda scozzese si trova magicamente in semifinale! Dopo tante delusioni, un risultato che rilancia le quotazioni di Hendry e dà un bell'impulso a lui e alla sua classifica: n°6 al mondo sulla soglia dei 40 anni... la classe non è acqua.


Joe Perry, dopo l'ottimo torneo disputato,
rientra tra i top 16 della classifica

Leggendo il tabellone dei quarti, un solo accoppiamento pare ormai sensato pronosticare per la finalissima: O'Sullivan-Maguire. Uno scontro tra i due dominatori della stagione (insieme a Selby), che avrebbe come valore aggiunto anche il primato in classifica in palio... ma Maguire ancora una volta fallisce la prova della maturità, e si ferma proprio sullo scoglio che sembrava più facile da superare, quel Joe Perry che già poteva dirsi più che soddisfatto del suo torneo. Maguire a fine partita ammetterà onestamente di aver sottovalutato l'avversario: «non gli ho mai dato il credito che meritava; ci ho giocato l'anno scorso, massacrandolo, e onestamente pensavo che l'avrei fatto anche stavolta». Dopo la semifinale sfuggita di mano dal 14-10 l'anno scorso, un'altra grande occasione mancata per l'asso scozzese.
Ma nel momento più inatteso ecco che arriva un altro brivido al Crucible: nel match vittorioso contro Peter Ebdon, Carter mette a segno anche lui un 147! E' il primo della sua carriera, ed è la prima volta nella storia che due serie massime vengono messe a segno nello stesso torneo. E il premio? Presto detto: Ronnie dovrà fare a metà con lui... Carter ci ironizza anche sopra: «comprerò una Focus decapottabile, è una vita che la desidero!» O'Sullivan mastica un po' amaro, ma si dice contento di poter dividere il premio col suo amico ed ex compagno di allenamenti. Lo straordinario exploit di Carter fa quasi passare inosservato il fatto che il «capitano» (così chiamato perché sta prendendo un brevetto di pilota d'aereo commerciale) si trova ora in semifinale dopo aver superato due ex campioni del mondo, e ad attenderlo non ci sarà il temibilissimo Maguire, bensì Joe Perry. Un'occasione d'oro per far – è proprio il caso di dirlo – decollare la sua carriera.

Siamo alle semifinali dunque, ma sono in molti a vedere nel match tra O'Sullivan e Hendry una vera e propria finale anticipata... i favori del pronostico non possono che puntare in modo deciso su Ronnie, ma l'inizio dello scontro tra i due miti dello snooker spiazza tutti: Hendry è concentrato e preciso come non mai negli ultimi anni, mentre O'Sullivan è in evidente difficoltà: la prima sessione si chiude sul 4-4, ma appare chiaro a tutti che il risultato rappresenta un vero e proprio bonus per Ronnie, che infatti dichiarerà «la prima sessione poteva finire tranquillamente 7-1 per lui, il pareggio è stato un risultato enorme per quello che si è visto in campo». Superato questo momento difficile, dall'inizio della seconda sessione in avanti c'è stato un solo giocatore in campo, tanto da infliggere a Hendry il primo «cappotto» in carriera in una sessione del mondiale: 8-0, con serie di 93, 57, 87, 133, 135, 85 e 70. Sul 12-4 chiaramente i giochi erano ormai fatti, e a O'Sullivan è stato sufficiente controllare il gioco per chiudere il match addirittura con una sessione di anticipo: 17-6 il pesante passivo inflitto al grande rivale. Particolarmente sentita la stretta di mano finale tra i due, con Hendry che definirà il gioco a tutto campo dell'avversario come «il migliore contro il quale abbia mai giocato» aggiungendo «non ricordo di avergli visto sbagliare una palla oggi, o perdere posizione, e le sue difese erano incredibili; oggi come oggi posso giocare così in allenamento, ma non in gara. Lui colpisce la palla in gara come gli altri la colpiscono in allenamento. E' il n°1 del mondo, e di gran lunga». Ronnie avrà altrettante parole di elogio per quello che ricorda come «un dio» nei suoi anni di adolescenza, e le cui parole hanno per lui «un grande significato».


Stretta di mano tra due leggende dello snooker,
ma è il turno di Ronnie adesso

Molto più equilibrio (e, va detto, un livello di gioco molto inferiore) nell'altra semifinale, dove evidentemente i due contendenti pagano l'inesperienza a questi livelli e si scambiano per tre sessioni qualche buona sequenza ma anche molti errori, senza che nessuno dei due riesca a prendere un vantaggio importante. La quarta e ultima sessione inizia infatti sul 12-12, e il testa a testa prosegue ancora: +1 Perry, pari, +1 Perry, pari, +1 Perry di nuovo, pari di nuovo. Sul 15-15 è ormai solo una battaglia di nervi, Perry viene disturbato dal cellulare di uno spettatore e perde l'occasione di portarsi a un frame dalla vittoria, cosa che invece riesce a Carter che poi tiene duro anche nell'ultimo parziale e porta a casa il risultato, tra le ovazioni del pubblico.

Ma quante possibilità avrà di offrire a Ronnie una sfida ad armi pari in finale? A onor del vero, sin dalla vigilia sembravano molto poche. Gli scontri diretti già di per sé parlavano chiaro: 8-0 O'Sullivan... senza contare che i due si conoscono molto bene, e più di qualcuno imputa la scarsa fiducia nei propri mezzi, che Carter spesso ha dimostrato, proprio al fatto di essersi confrontato a lungo in allenamento con il più grande talento che questo sport abbia mai avuto. E dire che Carter di talento e di «braccio» ne ha da vendere... ma il paragone con Ronnie è impietoso per chiunque, e se l'autostima non è proprio al top... sono dolori. Anche le dichiarazioni pre-partita di Carter non sembravano quelle di uno che è convinto delle proprie chance: «cercherò di non farmi distaccare troppo all'inizio, e se gli sarò ancora vicino nell'ultima sessione, si vedrà...» l'ultima sessione, invece, per poco non si è neppure giocata, e solo un O'Sullivan decisamente sotto i suoi standard migliori ha consentito a un falloso Carter di portare a casa 8 frame, in un match pressoché privo di emozioni e di spessore tecnico piuttosto deludente dall'inizio alla fine (un solo centone a testa in 26 frame, un po' poco per i due autori di un 147 nel torneo).

Cala così il sipario anche su questa stagione del circuito mondiale, della cui analisi ci occuperemo in un prossimo articolo. L'estate riserverà agli appassionati un nuovo appuntamento con le World Series, un circuito itinerante di esibizioni che toccherà varie città europee e si protrarrà fino al prossimo ottobre, mentre per il primo appuntamento ufficiale della stagione 2008/2009 bisognerà attendere metà agosto, probabilmente con il Northern Ireland Trophy. Il calendario ufficiale deve ancora essere rilasciato, ma già si sa che verrà aggiunto un terzo appuntamento in Cina, sebbene forse non ancora valido per la classifica.
Ma ci sarà tempo di parlarne... per il momento permettetemi invece un piccolo spazio personale per ringraziare di cuore l'emittente Eurosport per la capillare copertura televisiva del circuito mondiale, Maurizio Cavalli per le splendide telecronache che ci tengono compagnia anno dopo anno, facendoci gustare dei particolari che solo una persona con la sua sensibilità per il biliardo può comunicare, e tutti gli affezionati lettori di bweb Magazine che ogni mese ci fanno giungere il loro apprezzamento e il loro sostegno. A presto!

Visualizza il tabellone completo del torneo



Per la prima volta nella storia, due 147 nello stesso torneo: O'Sullivan a sinistra, Carter a destra!

 
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