Grand Prix Aberdeen 2007
Di Enrico Galli, in Snooker - Articoli - novembre 2007
Neil Robertson
Neil Robertson, tra i protagonisti
più attesi della stagione, fatica a ingranare

Di nuovo un vincitore a sorpresa in questo «strano» inizio di stagione 2007/2008; e anche in questo caso non si tratta di un giovane emergente, bensì di un «veterano» del circuito (se così si può definire un ragazzo di 29 anni) che per di più non proveniva certo da un periodo favorevole: Marco Fu, così come Dominic Dale (il vincitore dello Shanghai Masters che ha aperto la stagione) ha trovato più delusioni che gioie nelle ultime stagioni, scivolando lentamente ma progressivamente fuori dai primi 30 della classifica; ottime qualità tecniche ma scarsa continuità, si è sempre detto di lui. Poi l'ingaggio di un nuovo allenatore (l'ex campione del mondo Terry Griffiths) col quale l'inizio non è stato dei più semplici, ma il cui lavoro ha evidentemente portato grandi benefici al ragazzo di Hong Kong, il quale ha avuto parole di grande elogio e gratitudine per il suo coach nelle interviste rilasciate durante il torneo.

Ma procediamo con ordine, dalle fasi preliminari di questo Grand Prix (il quarto torneo dell'anno per importanza, il terzo tra quelli validi per la classifica). Così come l'anno scorso, e finora unico torneo ad adottare questa formula, si parte con dei gironi all'italiana da 6 giocatori; numerose furono allora le lamentele per i primi incontri troppo brevi, lamentele in parte ascoltate dall'organizzazione che ha portato i match di questa fase da «best of 5» a «best of 7». Rimane comunque nutrito il gruppo dei giocatori che (a vari livelli) non gradiscono troppo questa formula, la quale peraltro offre non pochi vantaggi agli spettatori, che possono assistere a numerose esibizioni dei loro beniamini, ai giocatori di seconda fascia, che trovano più spazio per mettersi in luce nella fase televisiva, e anche ai top player stessi, i quali possono recuperare un eventuale «scivolone», sempre in agguato nelle prime partite.

Ronnie O'Sullivan
Ronnie O'Sullivan non riesce a porre fine
al «digiuno» di ranking tournaments

Malgrado quest'ultima considerazione, non si può certo dire che le sorprese siano mancate anche in questa prima fase del torneo, a cominciare dal campione in carica Neil Robertson: l'australiano, n°7 del mondo, parte male perdendo dal carneade Jimmy Michie, prevale su Perry e M. Davis ma cede a Swail e a Lee, finendo soltanto quarto del suo girone. Ancora peggio di lui fanno l'ex campione del mondo e giocatore di casa Graeme Dott (il quale non riesce a vincere neppure una partita) e il giocatore più in forma del momento, Ken Doherty, che racimola una sola vittoria in un girone tutt'altro che proibitivo. Resta escluso dai «last 16» anche Stephen Hendry, il quale malgrado tre vittorie su cinque incontri ha confermato le difficoltà degli ultimi tempi che lo stanno facendo scivolare indietro in classifica. Eliminati anche Junhui, all'ennesima prestazione opaca, Selby, ancora in attesa di una vera conferma dopo l'exploit al mondiale, e Dale, atteso con curiosità e ulteriore testimone di quanto sia difficile riconfermarsi dopo una vittoria inattesa.
Tutto bene invece per O'Sullivan, Ebdon, Higgins e Carter (5 vittorie per loro), Murphy, Maguire, Swail, Greene, Perry e Fu (4 vittorie), Day e Hawkins (3 vittorie) e le sorprese del torneo: Song,Campbell, Walden e Judge (tutti qualificati con 4 vittorie).
Curioso ciò che è capitato a Tom Ford: la notte prima del suo match contro Steve Davis, il ragazzo inglese ha sofferto di una brutta gastroenterite, per la quale in mattinata è stato persino ricoverato all'ospedale. Dimessosi di sua volontà per poter onorare il suo impegno al torneo, ma ancora in preda a dolorosissimi crampi, non solo è riuscito a vincere per 4-0 usando quasi sempre il rest (per il fastidio che provava chinandosi in allungo sul tavolo), ma ha addirittura messo a segno un favoloso 147! Eliminato dal suo girone, grazie a questa impresa può comunque… «curare» i suoi dolori addominali con un sostanzioso assegno di 24.000 sterline.

Passiamo dunque alla fase a eliminazione diretta, dopo che i ben 120 match complessivi del round robin hanno lasciato in gara 16 giocatori. Gli ottavi di finale vedono l'eliminazione a sorpresa di John Higgins, alla partita decisiva, per mano di Marco Fu; lo scozzese criticherà il tavolo per i troppi kick patiti durante il match. Inattesa anche l'uscita di Stephen Maguire, sconfitto dal sorprendente cinese Song, mentre le altre partite seguono bene o male il pronostico; il più interessante tra i quarti di finale è senz'altro il confronto generazionale tra Ebdon e Murphy: il veterano Ebdon si trova avanti per 3-2 grazie a tre mezzi centoni, ma a questo punto è Murphy a salire in cattedra e chiudere il match per 5-3 in suo favore con serie di 71, 72 e 75. Passano il turno senza troppi problemi anche O'Sullivan (5-3 su Swail), Greene (5-3 su Perry) e Fu (che mette fine alla corsa del connazionale Song con un secco 5-0).

Straordinaria la semifinale tra Murphy e O'Sullivan, sicuramente il miglior match del torneo: a metà gara sembrava che Murphy dovesse farlo rapidamente suo, portandosi avanti 5-2 con l'aiuto di due centoni; ma O'Sullivan non si è arreso, dimostrando una stupefacente combattività, e ha completato infine una splendida rimonta per il 6-5 finale, con serie di 75, 72 e due volte 62.
Molto meno entusiasmante dal punto di vista tecnico l'altra semifinale, nella quale i due contendenti hanno messo in campo una battaglia di nervi più che di colpi vincenti; le emozioni non sono comunque mancate, ma alla fine è Fu a spuntarla all'undicesima e decisiva partita, qualificandosi per la sua seconda finale in carriera.

Marco Fu
Il cinese Fu, 29 anni,
si aggiudica il primo titolo della carriera

Ottima la partenza del cinese, che si porta subito 3-1 con serie di 78, 110 e 74; ma Ronnie non è in vena di arrendersi e vuole assolutamente porre fine alla sua lunga assenza (31 mesi) dal gradino più alto del podio in un ranking tournament: al rientro dalla pausa, «Rocket» si rimbocca le maniche e infila 4 frame consecutivi per il 5-3 parziale. Le cose si mettono bene per lui, ma Fu ricomincia ben presto a macinare gioco, portando a casa a sua volta i successivi 4 frame con serie importanti di 94 e 117. O'Sullivan sembra poter riguadagnare un po' di inerzia nella partita strappando il frame successivo nel quale si trovava sotto 44-1, ma il colpo del KO per lui arriva nel 14° frame, dove sul 58-0 non riesce a chiudere partita, per poi subire una devastante ripulitura dell'avversario, che si impone 60-58. Sull'onda dell'entusiasmo, e con l'avversario alle corde, il cinese di Hong Kong chiude l'incontro con un'altra bellissima serie da 76, e porta a casa il titolo.
Delusione per O'Sullivan, che per tutta la settimana ha risposto a monosillabi ai giornalisti («meno parlo e meglio è, altrimenti finisco sempre per mettermi in qualche casino»), ma dopo la finale ha comunque voluto complimentarsi con l'avversario: «Ha giocato bene ed è un gran ragazzo, si merita questa vittoria».
Comprensibilmente raggiante Fu: «Ronnie ha reso questa serata davvero speciale per me. Ogni volta contro di lui gioco il mio miglior snooker, è il mio idolo ed è il miglior giocatore al mondo. […] Spero di giocare ancora così bene in futuro, ma sarà dura: potrei anche non raggiungere mai più questo livello. […] Ho le capacità di vincere un torneo, e ogni volta che raggiungo le semifinali penso di poter arrivare sino in fondo. Ma tra pensare di potercela fare e farcela, ci passa un'enorme differenza. […] Terry (il suo allenatore, ndr) mi ha reso un giocatore più costante; ci è voluto del tempo per assimilare i suoi insegnamenti tecnici, ma ora gli devo un grossissimo "grazie"

Ora il circuito si sposta in Irlanda del Nord, dove proprio in questi giorni si sta disputando il Northern Ireland Trophy, che l'anno scorso fece da trampolino di lancio per il giovane Junhui. Magari proprio qui, dopo un lungo periodo di appannamento, il cinese riuscirà a trovare la serenità perduta… lo scopriremo il prossimo mese su queste pagine!


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