Intervista ad Andrea Paoloni
Di Paola Luzzi, in Stecca - Interviste - maggio 2008
Alla prova BTP di Asti ho avuto l’onore di poter incontrare ed intervistare uno dei grandi talenti del nostro sport: Andrea Paoloni.
Andrea, classe 1971, la classe di Zito, Borroni e Martinelli per intenderci, vive a Centobuchi di Monteprandone (AP) con la moglie Giovanna e il piccolo Alessio di 3 anni e mezzo.
Giocatore professionista di biliardo dal 1995, Andrea ha conquistato importantissimi traguardi nella sua carriera e vinto numerose gare importanti, l’ultimo successo lo ha ottenuto a Latina nel mese di febbraio, in occasione della 3a prova BTP.

Abbiamo cercato di tracciare un profilo professionale e personale di Andrea attraverso alcune domande…


bweb: Andrea Paoloni, raccontaci qualcosa di te. Hai iniziato giovanissimo? Come ti sei avvicinato al biliardo?

«Sono nato a Fermo il 22 Aprile del 1971. Al mondo del biliardo mi sono avvicinato durante il periodo del militare che ho svolto a Piacenza. Mi ha comunque sempre affascinato, mi ricordo che qualche anno prima, nel bar che frequentavo in paese, c’era un biliardo sul quale si avvicendavano diversi giocatori: ognuno di essi possedeva una sua stecca personale e ogni qual volta vincevano una gara si presentavano con questi trofei enormi, almeno per me allora erano tali, e io li guardavo incantato. E’ stato a Piacenza, comunque, che ho iniziato a giocare e a fare le prime gare. Poi quando sono tornato nella mia città ho iniziato con i campionati italiani dove mi sono piazzato terzo sia a quelli di seconda categoria nel 1991, che a quelli di prima categoria nel 1992. Nella stagione 1994-1995 sono entrato nei professionisti tramite le selezioni a Vieste.»

bweb: C'è stata una persona fondamentale per la tua crescita biliardistica? Un maestro, un amico...


A mali estremi, estremi rimedi...
«Maestri no, non ho mai preso lezioni di biliardo. Ho imparato a giocare grazie a molti consigli, questo si. Giravo per le sale “rubacchiando” qualcosa qua e la e poi, da solo, rielaboravo, studiavo e approfondivo.
Tutt’ora il biliardo per me è studio: mi metto li da solo anche per ore e cerco di capire cosa fare per migliorare un’esecuzione, una colpitura, un tiro.
Avevo però un mio punto di riferimento … mi sono sempre ispirato, e ancor oggi è così, a Giorgio Colombo per l’eleganza, la classe, la visione d’insieme che ha del biliardo: nel 1989 l’ho visto giocare per la prima volta nella finale dei mondiali contro Torregiani e mi ha subito colpito e affascinato.»

bweb: Qual'è la vittoria che ricordi con più soddisfazione?

«Sono state tante in realtà ma se devo ricordarne una in particolare direi… la tappa di Coppa Italia nel 1997 a Saint Vincent. Fu una gara che raccolse più di 700 iscritti tra i migliori giocatori in Italia, vinsi la finale di batteria con Maggio e quella prova con Berniga in finalissima. Fu una giornata molto particolare dove recuperai e vinsi delle partite che mi vedevano in netto svantaggio e vinsi nonostante un girone finale proibitivo, la ricordo con molta soddisfazione.»

bweb: Qual è invece la sconfitta che ti ha amareggiato di più?

«Su questa non ho dubbi, non ci ho dormito per diverse notti: la selezione per i mondiali di Ferrara nel 1997 a Sesto Calende (VA). Avevo giocato molto bene per tutti e tre i giorni delle selezioni piazzandomi sempre primo nei vari gironi disputati, nel round finale approdiamo nello stesso girone all’italiana io, Maggio, Mascolo e Rosanna. Il primo incontro lo gioco con Maggio: non chiudo sul 3 a 1 e andiamo alla bella dove, a 56 a 54 per me, da una steola durissima dalla quale era improbabile uscire bene, Maggio realizza 8 punti di schiaffo con un 4 sponde di calcio incastrando perfettamente la sponda. Nonostante il brutto colpo riesco a vincere la seconda frazione con Rosanna per 3 a 1. L’ultima partita la gioco con Mascolo, è una partita tiratissima che va alla bella: sul 59 a 58 per lui Gerardo azzarda il tiro, lo sbaglia, ma un filo di rimpallo indirizza la mia bilia nel castello e con 8 punti chiude l’incontro. Questa è stata l’esperienza che più mi ha lasciato l’amaro in bocca anche perché poi ho avuto la possibilità entrare come tredicesimo ma… la stanchezza e l’avvilimento l’hanno fatta da padrone e ho ceduto li passo a Rosanna. A quei mondiali ho partecipato come riserva ma credo di essere riuscito a rimanere dentro al palazzotto per dieci minuti… non di più. Devo dire, nonostante la delusione per la sconfitta, che è stata un’esperienza che mi ha insegnato tanto soprattutto da un punto di vista psicologico e ancor oggi, nei momenti di difficoltà, mi capita di ripensare a come sono riuscito a risollevarmi da quella situazione.»

bweb: Vedendoti giocare ho notato che cambi spesso impugnatura, a volte usi due dita a volte tre. Quando e perchè la cambi?

«Non ho sempre usato questa impugnatura, fino a dieci anni fa giocavo con le 4 dita chiuse sul calcio della stecca. Poi ho notato alcuni benefici nelle varie esecuzioni variando il modo di tenere la stecca. Se devo eseguire un tiro di calcio o comunque lento uso due dita per aver maggiore sensibilità, se invece devo tirare usando una discreta potenza impugno con tre dita.»

bweb: So che organizzi dei corsi di biliardo nelle tue zone. Com'è il rapporto con i giovani? Ci sono ragazzi che si avvicinano a questo sport?

Paoloni durante la premiazione della prova
BTP di Asti, dello scorso mese di Aprile

«Purtroppo non molti, il biliardo, soprattutto l’internazionale, è uno sport che spaventa i giovani per la sua complessità. Io preferisco dire che do consigli più che definirmi maestro o istruttore, cerco di semplificare il gioco in modo da far si che anche i più giovani vi si possano avvicinare senza troppe difficoltà.»

bweb: Cosa non ti piace del biliardo di oggi?

«Le buche. Fortunatamente sono relegate al campionato a squadre di serie A che come campionato a sé stante può anche esistere. Non accetterei mai che venissero introdotte per le altre gare, è un gioco troppo penalizzante, esecuzioni perfette che per uno sganascino o per l’arrivo in buca della propria bilia vengono storpiate o rovinate… è un tavolo che non mi piace»

bweb: Quali dei tuoi colleghi stimi di più e perchè?
«Che domanda difficile! Sono talmente tanti… Mi limito a fare due nomi per amicizia e simpatia che sono Rossano Rossetti e Paolo Diomajuta, con i quali affronto spesso delle lunghe trasferte.»

bweb: Ce n'è invece uno che soffri particolarmente?

«Fortunatamente ho superato questi momenti: all’inizio della mia carriera mi succedeva di trovare degli ostacoli per i quali questo o quel determinato giocatore diventavano “imbattibili”. Grazie a Dio, con l’esperienza, la tenacia e anche un po’ di fortuna ho superato questa fase e oggi posso dire con orgoglio di non avere nessuna bestia nera nella schiera dei giocatori.»

bweb: Qual è il tuo tiro preferito? E quale specialità?

«Il mio tiro preferito è la “garuffa” per la quale detengo un mio piccolo record personale, una sera, quasi per scommessa con un amico ne ho incastellate 7 di fila. La specialità è l’Italiana naturalmente, con la quale sono cresciuto professionalmente e che rappresenta il livello più alto del gioco con i birilli.»

bweb: Quando sei all'ultimo tiro determinante, pensi a qualcosa in particolare o... non pensi a nulla e cerchi di liberare l'istinto?


Andrea, la moglie Giovanna e il figlio Alessio
«Assolutamente a nulla. Non penso né al mio punteggio né a quello dell’avversario. Cerco di estraniarmi da tutto ciò che mi circonda in quel momento e cerco di focalizzare tutta la mia attenzione sul tiro che devo eseguire.»

bweb: Ti succede mai di andare in confusione totale? E come fai per uscire da quei momenti «off»?

«Certo che mi succede, e non è facile uscirne... per niente. Solitamente a me capita per eccessiva stanchezza. Non esiste una ricetta magica, alcune volte sei aiutato dalla fortuna, nel caso in cui il tuo avversario ad esempio, sbagli più di te o dal fatto che un tiro mal eseguito ti dia comunque un risultato buono.
L’unica cosa che mi sento di consigliare, quando arrivano quei momenti, è di rinunciare a tutte le esecuzioni difficili cercando di fare il semplice, che poi è quello che faccio io quando mi capitano queste situazioni.»

bweb: Hai mai pensato di smettere di giocare?

«No, mai.»

bweb: In una graduatoria delle cose importanti per te, dove lo collochi il biliardo? E quali sono le cose che vengono prima?

«Al primo posto metto sicuramente la famiglia: i miei genitori, mia moglie e mio figlio e tutto quello che la coinvolge quindi l’amore, l’amicizia e i rapporti sociali. Il biliardo viene subito dopo, ho scelto di fare del biliardo il mio lavoro proprio per le soddisfazioni che mi ha dato e che continua a darmi. Quando ero ragazzino e vedevo quelle coppe enormi al bar del mio paese pensavo “chissà se un giorno anche io sarò in grado di averne una così…”.Oggi ho il garage pieno, saranno quasi 200! E ogni volta che esco per andare in gara mio figlio mi dice “Mi raccomando papà… la foto con la coppa!”.
Al terzo posto metto l’attività fisica che ritengo fondamentale per una vita sana e molto utile per il biliardo, visto che pratico body building da più di nove anni. C’è stato un periodo nel quale l’ho praticato a livello semiagonistico e da ragazzo giocavo a calcio fino a poco prima del militare. Lo sport ha sempre avuto un ruolo importante nella mia vita.»

bweb: Ti piace giocare con molto pubblico ad assistere o preferisci giocare senza troppi occhi puntati su di te?

«All’inizio della mia carriera mi intimidivo molto a giocare in pubblico, ero terrorizzato dai giudizi delle persone che mi vedevano giocare. Oggi invece amo molto giocare nei palazzetti o nelle sale dove c’è molta gente. Mi piace soprattutto quando il pubblico è competente e imparziale.»



Andrea impegnato al tiro durante la prova BTP di Asti

E ora alcune domande per conoscere meglio i gusti e le caratteristiche di Andrea come uomo più che come giocatore:

bweb: Ti piace cucinare? Se si, cosa ti riesce meglio? «Si, mi piace molto e cucino spesso a casa. Il mio forte sono i primi piatti, la pasta soprattutto: alla boscaiola, alla puttanesca, con il pesce… pasta in tutte le salse.»

bweb: Sei puntuale o ritardatario? «Una volta ero molto ritardatario, mi facevo sempre attendere. Poi con il tempo e la maturità sono diventato un po’ più puntuale.»


Il figlio di Andrea, Alessio: da grande
calciatore o giocatore di biliardo?

bweb: Sei timido o estroverso? «Estroverso no però nemmeno timido, come ho detto prima una volta lo ero molto di più, il biliardo mi ha aiutato molto a smorzare la mia eccessiva timidezza.»

bweb: Sei paziente? «Si, lo sono molto. E’ una dote che ci vuole per chi pratica questo sport»

bweb: Sei testardo? «Bhe… il giusto! Diciamo che più che testardo sono caparbio, quando decido che devo arrivare lì… lì devo arrivare!»

bweb: Film preferito? «Il Gladiatore e la serie di Ritorno al Futuro.»

bweb: Città dove vorresti vivere? «Dove abito sto benissimo: sono a 10 minuti dal mare e a 30 dalla montagna. Se dovessi scegliere una zona diversa, per il biliardo, sceglierei Milano ma non il centro, un paesino appena fuori, tipo Rho.»

bweb: Musica preferita? «Non ho un genere particolare a cui sono affezionato, mi piacciono molto i Pink Floyd.»

bweb: Se potessi fare un viaggio? «A New York.»

bweb: Bevanda preferita? «Abitualmente bevo acqua, ma con la pizza mi piace bere una birretta bionda.»

bweb: Cibo preferito? «La pasta! Mi piace mangiarla oltre che cucinarla.»

bweb: Stagione preferita? «L’inverno perché adoro la neve.»

Finisce qui il nostro incontro con Andrea Paoloni. Un saluto a lui, alla sua splendida famiglia, e un «in bocca al lupo» per il suo futuro, biliardistico e non.



Un piccolo omaggio ad Andrea Paoloni in occasione dell'intervista al nostro Magazine




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