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UK Championship 2007

"O'Sullivan mette in campo il suo immenso talento e trionfa a Telford dando spettacolo"
 

Ci sono molte opinioni discordanti su come debba essere definito il biliardo: qualcuno ritiene che sia da classificare tra i «giochi» (probabilmente non si tratta di veri malati di «biliardite»); altri pensano che sia uno sport, altri ancora addirittura un'arte. Se è vero che quest'ultima definizione può sembrare un po' forzata anche al più fervido degli appassionati, succede a volte - rare, fortunate volte - di assistere a un qualcosa che il dubbio, in effetti, lo fa sorgere. Di che stiamo parlando? Del genio. Di quella magia che posseggono pochissimi individui al mondo, persone nate per giocare a biliardo come Mozart era nato per comporre musica e Michelangelo per dipingere e scolpire. Giocatori che, non si sa come, fanno rotolare le bilie sul panno verde in un modo diverso da tutti gli altri. E non si tratta di sottigliezze visibili solo all'occhio dell'esperto: anche i profani, i neofiti del biliardo, quando vedono un genio al tavolo lo riconoscono immediatamente, perché anche in mezzo a tanti campioni egli spicca in modo eclatante, così come un diamante purissimo spiccherebbe tra vetri e cristalli. Coloro nei quali oggi è rintracciabile questo dono si contano forse sulle dita di una mano; senza alcun dubbio tra questi pochi eletti figura il nome di Ronnie O'Sullivan.


Ronnie "the Rocket" O'Sullivan

Se mai qualcuno avesse bisogno di una spiegazione per la quantità di tifosi che adorano incondizionatamente questo imprevedibile, scostante, ribelle, sofferente e insofferente ragazzo inglese di madre siciliana, la risposta sta nel diciassettesimo, decisivo frame della semifinale di quest'ultimo UK Championship: di fronte a lui un avversario indomabile, che non ha ceduto di un millimetro per i primi 16, combattutissimi frame; chiunque altro si sarebbe accontentato di mettere a segno una serie dignitosa e portare a casa l'importantissimo risultato; invece O'Sullivan, come se una mano divina lo stesse guidando, mette a segno una decina di palle rischiosissime per restare a tutti i costi in serie «pot black», e conclude l'opera (anzi, il capolavoro) con un 147 che resterà per sempre scolpito nella storia dello sport. Proseguendo nelle ardite similitudini, si potrebbe ribattezzare questo frame «la Cappella Sistina dello snooker»… troppo? Forse, ma state pur certi che il giorno in cui Ronnie O'Sullivan appenderà la stecca al chiodo (e ahinoi si dice che possa anche non essere un giorno molto lontano), il Biliardo non potrà non sentire la sua mancanza.

Campionato del Regno Unito quindi, il secondo torneo per importanza della stagione. Dopo la sede di York che l'anno scorso vide vincitore Peter Ebdon, quest'anno il torneo si sposta all'International Center di Telford; come da tradizione, i match sono lunghi e durissimi: «best of 17» sin dai primi turni della fase televisiva. E di nuovo, a conferma che non esistono più giocatori «intoccabili», le sorprese non si fanno attendere: fuori al primo turno i due finalisti dello scorso anno (Ebdon e Hendry); fuori il campione del mondo Higgins, dominato per 9-3 da Cope (lo scozzese sta dando preoccupanti segni di appagamento dopo il secondo titolo iridato conquistato a Sheffield lo scorso maggio); Doherty e Davis completano la disfatta dei veterani, mentre Robertson accusa un'altra battuta di arresto per mano di Joe Perry: davvero un brutto avvio di stagione per l'australiano. Incredibile l'andamento del match tra Hawkins e Carter, due grandi talenti mai del tutto espressi: Carter si è trovato in vantaggio per 8-3, per poi subire la veemente rimonta di Hawkins che è andato infine a imporsi 9-8.


Mark Selby, spettatore inerme
al 147 di O'Sullivan

Bene gli altri favoriti, in particolare O'Sullivan che nel suo match d'esordio contro Holt denota un'attitudine che fa ben sperare i suoi tifosi: non certo nella sua giornata migliore, Ronnie stringe i denti e prevale con una prestazione di carattere; in tante altre occasioni si sarebbe lasciato andare finendo probabilmente per perdere… ben diverse le cose negli ottavi di finale, dove affronta un altro tradizionale osso duro per lui: Mark King. Beh, in questo caso Ronnie ha voluto dare una lezione di biliardo al malcapitato avversario, il quale evita per un soffio il «cappotto»; 9-1 il punteggio finale, con O'Sullivan che in conferenza stampa rincara la dose rifiutandosi di considerare la sua come una buona prestazione: troppi errori gratuiti. Il solito Ronnie insomma…

Tutto da copione negli altri match, se escludiamo la forse inattesa vittoria di Mark Williams sul giovane emergente Allen, tanto più sorprendente se si considera che il 9-5 finale è maturato partendo da un 4-1 Allen, con Williams che ne combinava una più grossa dell'altra: una rimonta che ha fatto balenare per un pomeriggio lampi di quello che è stato uno dei più grandi campioni nella storia di questo sport.


La famiglia di O'Sullivan

La line-up dei quarti di finale è quanto di meglio si possa sperare per un torneo di simile levatura: un mix di giocatori esperti ancora al vertice e giovani rampanti (tra cui un redivivo Junhui che finalmente vince qualche partita e rilancia un pochino le sue quotazioni); grandi aspettative c'erano per lo scontro da fuochi d'artificio tra O'Sullivan e Cope, ma la speranza di un match colpo su colpo è stata ben presto vanificata da una straripante prestazione di Ronnie, che seppellisce uno stordito Cope sotto una valanga di bilie quasi ad ammonirlo che il passaggio di testimone è ancora prematuro; durissime battaglie invece tra Selby e Fu (l'ultimo frame di questa maratona è diventato il più lungo nella storia dello snooker televisivo: 77 minuti!) e tra Murphy e Junhui, incapaci di produrre il loro consueto volume di fuoco per la maggior parte del match. Nella parte alta del tabellone prosegue la sua marcia Stephen Maguire, fresco vincitore del Northern Ireland Trophy e intenzionato a bissare qui a Telford, dove non sta concedendo chance agli avversari: dopo un 9-3 a Swail e un 9-5 a McCulloch, stessa sorte tocca a Williams: 9-5 anche per lui in un incontro dall'esito mai apparso in discussione.

In semifinale, ennesimo capitolo della disfida tra i due «nemici giurati» Murphy e Maguire: ormai si è già scritto in lungo e in largo in merito alla lite che i due ebbero più di 3 anni fa e come questa si sia trascinata fino ai giorni nostri, ma la realtà è che comunque i due danno sempre vita a partite innanzi tutto correttissime, e spesso anche di contenuti tecnici straordinari. In questo caso però troppo brillante è stata la partenza dello scozzese nella prima sessione, chiusa per 7-1 grazie anche al contributo di due «centoni»; a questo punto per Maguire si trattava solo di mantenere la calma e aspettare l'occasione buona per chiudere il match nella sessione serale, e così è stato: malgrado una reazione di Murphy che si aggiudica 4 frame mettendo a segno anche una serie da 144, a Maguire sono sufficienti una serie da 70 e una da 105 per conquistare la sua seconda finale consecutiva.


Stephen Maguire, in finale vince solo
2 frames e non entra mai in partita

Della seconda semifinale Selby-O'Sullivan abbiamo già anticipato l'epico finale, che vi invitiamo a gustare nel video che vi proponiamo qui sotto; anche in questo caso non si è trattato di una delle migliori prestazioni di Ronnie, il quale ha sempre rincorso nel punteggio ma senza mai darsi per vinto: sul 7-5 Selby sembrava che il ragazzo inglese vice-campione del mondo potesse farcela, ma l'occasione sprecata ha ridato fiato ancora una volta a O'Sullivan, che grazie alla combattività messa in campo si è guadagnato la chance di entrare ancora una volta nella storia dello snooker, eguagliando tra l'altro il record di 8 serie massime in carriera (raggiunge Hendry) e incamerando 29.000 sterline di bonus, che di certo non guastano.

Finale attesissima sia dal pubblico che dai protagonisti stessi: Maguire, il giocatore del momento, e O'Sullivan, il genio. Tutto ci si poteva aspettare, tranne quello che si è visto nella prima sessione: pensiamo che sia sufficiente riportarne il punteggio… 8-0 O’Sullivan. Nessun centone ma sette serie da 50 o più che sono sette colpi da ko per Maguire, che non riesce a entrare in partita: man mano che scorrono i frame, si leggono sul suo volto rassegnazione e anche un po’ di imbarazzo. A risultato ormai acquisito, lo scozzese salva la faccia e mette a segno due belle serie che gli consentono di ridurre il passivo, ma nulla più. Finisce 10-2, finisce il digiuno di O’Sullivan, che torna alla vittoria in un ranking tournament dopo quasi 3 anni e con l’occasione si assicura anche il primo posto in classifica provvisoria. Maguire può consolarsi con il secondo posto (sia nel torneo che nella classifica). Peccato per la finale così a senso unico, ma non si può certo dire che sia stato un torneo privo di emozioni: non lo è mai, non può esserlo… è il Campionato del Regno Unito!


Visualizza il tabellone completo del torneo


 
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