Un anno di snooker
Di Enrico Galli, in Snooker - Articoli - luglio 2007

La stagione 2006/2007 di snooker che ci siamo appena lasciati alle spalle è stata davvero molto interessante, offrendo numerosissimi spunti di cronaca. La prima cosa che ci piace sottolineare è lo straordinario successo che questo gioco sta riscuotendo anche nel nostro Paese: questo lo si deve in buona parte alla capillare copertura televisiva offerta dall’emittente Eurosport, che in occasione di ogni torneo importante confeziona un prodotto di altissima qualità; un ruolo importante è sicuramente quello di Maurizio Cavalli, le cui preziose telecronache accompagnano per mano anche lo spettatore inesperto, facendolo appassionare a un gioco complesso come lo snooker.
Ma in generale, negli ultimi anni, questo sport sta dilagando a livello mondiale, uscendo ben al di fuori dei confini britannici anche ai massimi livelli. Basti pensare che nell’ultima stagione, su un totale di sette tornei validi per la classifica, due sono stati vinti da un australiano e uno da un cinese. E che dal calendario appena presentato, all’ormai classico China Open si affiancherà lo Shanghai Open, che aprirà la stagione 2007/2008 a metà agosto; il bacino orientale è quello in più rapida crescita (sia nello snooker che in altre specialità come il pool e la carambola), e non è difficile pronosticare una nutrita presenza di giocatori del sol levante ai vertici delle classifiche degli anni a venire.
Ma passiamo all’analisi delle vicende sportive cui abbiamo assistito negli ultimi 12 mesi.

John Higgins
John Higgins, campione del mondo e n° 1 in classifica

Ding Junhui è stato il più veloce a partire dai blocchi, facendo suo il Northern Ireland Trophy con una qualità di gioco e una sicurezza tali da farlo etichettare su queste pagine come un «possibile futuro dominatore assoluto della specialità». Il ragazzo ha confermato le sue qualità negli appuntamenti successivi, ma proprio il suo secondo apice della stagione, la finale al Masters di Wembley, segna una svolta, purtroppo per lui in negativo: la rivincita con Ronnie O’Sullivan richiama quasi alla memoria lo storico match di pugilato tra Alì e Foreman a Kinshasa, quando una folla urlante trascinò il grandissimo Alì verso un trionfo che non si credeva possibile. Il pubblico inglese ha infatti accompagnato ai limiti della scorrettezza un ispiratissimo O’Sullivan verso un 10-3 che ha lasciato segni profondi nel ragazzo cinese: da quel giorno in avanti solo brutte sconfitte per lui, tra cui un altro pesantissimo 10-2 al mondiale contro lo stesso Ronnie. Non crediamo che una battuta d’arresto come questa possa condizionare il futuro di Junhui (che resta potenzialmente brillantissimo, specialmente in prospettiva a medio termine), e lo attendiamo di nuovo ai massimi livelli sin dall’appuntamento «di casa» il mese prossimo, con un anno in più d’esperienza sulle spalle. Il tempo gioca senza dubbio a suo favore…

Una stagione che ha segnato anche alterne fortune per i «senatori» del gioco. Quello che appare più di tutti in declino è il leggendario Stephen Hendry: un solo ottimo torneo per lui (finalista allo Uk Championship), ma anche tante delusioni e soprattutto la chiara sensazione, vedendolo giocare, che la sicurezza nei suoi mezzi sia crollata rispetto ai suoi anni migliori. Non vede più negli occhi dei suoi avversari la rassegnazione a una sconfitta inevitabile, e lui stesso si rende conto di non avere più le qualità che gli hanno consentito di scavare un baratro tra sé e gli avversari negli anni ’90, rivoluzionando il modo di intendere e di giocare lo snooker. I suoi numerosissimi tifosi sperano ancora che la sua classe sopraffina torni ad affiorare in futuro, e come loro tutti gli appassionati di questo sport non vorrebbero mai assistere al declino del più grande di tutti i tempi.
Che dire invece dei tre «gemelli» (così chiamati perché tutti di classe 1975) che hanno detronizzato il grande scozzese a fine anni ’90? Quello che se la passa peggio è senz’altro Mark Williams: dopo alcuni segni di ripresa l’anno scorso, quando vinse il China Open, quest’anno il gallese ha nel carniere soltanto due partite vinte, oltre al successo nella Pot Black Cup, torneo-esibizione di un giorno solo che in verità ha ben poca rilevanza tecnico-agonistica. Pare aver di nuovo smarrito le motivazioni, e la sua mancanza di sicurezza nel gioco testimonia le sue difficoltà nel mantenere la concentrazione.
Molto meglio vanno le cose agli altri due, John Higgins e Ronnie O’Sullivan: lo scozzese non riesce a ripetere la brillante stagione dell’anno passato, collezionando nella prima parte un solo ottimo risultato (la semifinale allo UK Championship, persa in una straordinaria sfida con Peter Ebdon), ma si riscatta alla grande portando a casa la tanto agognata seconda affermazione a Sheffield: è lui il campione del mondo in carica, e si toglie anche la soddisfazione di occupare il primo posto in classifica ufficiale. Vedremo se tutto ciò gli sarà di stimolo, o piuttosto non gli provochi un calo da appagamento…

Ronnie O'Sullivan
Ronnie O'Sullivan, genio e sregolatezza
Stagione piuttosto solida, quella di Ronnie O’Sullivan: manca soltanto una volta l’obiettivo dei quarti di finale, ma il suo unico trionfo della stagione (quello di Wembley), pur facendo parte del Grande Slam non gli porta punti in classifica, e così si deve accontentare del quinto posto a fine anno. Due i momenti bui dell’annata (non sarebbe Ronnie, altrimenti…): la sconfitta al primo turno della Malta Cup (svogliatissimo contro Holt) e soprattutto il quarto di finale dello UK Championship contro il grande rivale Hendry. E’ stato il «caso» della stagione e vale la pena soffermarcisi ancora un istante: in quella partita (al meglio dei 17 frame), Hendry parte alla grande e si porta rapidamente 4-0. Ronnie dà segnali di ripresa e vince la quinta partita, portandosi poi in serie sulle rosse nella sesta. Avanti di 24 punti, sbaglia un posizionamento e si rialza… andando a stringere la mano ad avversario e arbitro! Forfait, partita finita, sconcerto generale. Le vere motivazioni di questo gesto non sono mai state chiarite pubblicamente, ma quella che è certa è la sentenza emessa dalla commissione disciplinare del circuito mondiale, che ha condannato O’Sullivan a una multa di 21.000 sterline. Ronnie, croce e delizia dei suoi tifosi, è il vero personaggio trainante di questo sport, e forse questo lo si deve anche alle sue intemperanze e alla fragilità del suo carattere, che si traduce in una spettacolare genialità quando si trova al tavolo.

Sempre restando tra i grandi «vecchi» dello snooker, meritano una menzione particolare Peter Ebdon, il cui straordinario successo allo UK Championship corona la carriera di un grande professionista, e il leggendario Steve Davis, sei volte campione del mondo, che malgrado una stagione senza acuti raggiunge l’obiettivo che perseguiva da tempo, ovvero restare tra i primi 16 della classifica al compimento del 50° anno di età. Un’impresa straordinaria in uno sport in rapidissima evoluzione come lo snooker, che testimonia indiscutibilmente la classe di questo grande campione. Certo non ci si possono più aspettare da lui risultati di eccellenza assoluta, ma vederlo all’opera è sempre un grande piacere per chiunque ami questo gioco.
Proprio vecchio non è, ma merita uno spazio anche il campione del mondo uscente Graeme Dott. L'inizio della stagione lo ha visto piuttosto a disagio nell'indossare questi panni, ma le cose sono andate migliorando strada facendo, al punto che lo scozzese si è presentato a Sheffield reduce da un eccezionale successo al China Open (dove ha giocato in modo strepitoso) e un primo posto in classifica provvisoria che sembravano potergli dare grandissima fiducia. Scioccante, alla luce di tutto ciò, la sua sconfitta al primo turno (contro McCulloch) che dà forza ai detrattori dello scozzese, i quali non hanno mai visto in lui un fuoriclasse di razza. E' comunque il n° 2 del mondo, e sa di dover ancora dimostrare qualcosa al mondo dello snooker. Ci riuscirà?

Neil Robertson
L'australiano Robertson, vincitore di due prove

Ma veniamo ora ai giovani, veri protagonisti di questa stagione. Si è già detto di Junhui, da tutti pronosticato come un futuro campionissimo, ma i suoi colleghi non sono certo stati a guardare... a cominciare da Jamie Cope, il quale è riuscito ad accedere al tabellone principale in soli 3 tornei, ma non si può dire che abbia sprecato le chance guadagnate: a parte una sconfitta al primo turno del Welsh Open, è approdato addirittura in finale nelle altre due occasioni, cedendo rispettivamente a Robertson e a Dott. Questi risultati gli sono valsi un bel balzo in avanti in classifica fino al 22° posto, vedremo se nella prossima stagione riuscirà a confermare le grandi doti messe in mostra quest'anno, durante il quale tra l'altro ha siglato uno spettacolare 147 (al Grand Prix di Aberdeen).
Sempre tra i giovanissimi, si è messo in luce a fine stagione anche il quotatissimo Judd Trump, vero enfant prodige del circuito juniores e che ora si affaccia al professionismo: notevole la sua qualificazione per il tabellone finale del mondiale di Sheffield, dove ha tenuto testa per buona parte del match all'ex detentore del titolo Murphy. Un po' di esperienza in più e lo vedremo senz'altro ai vertici di questo gioco: il suo talento purissimo è fuori discussione.

Ci sono poi tre ragazzi che si trovano in una fase leggermente più avanzata della loro carriera, e che erano attesi alla conferma di ciò che di buono avevano messo in mostra in passato. Cominciamo da Neil Robertson, ormai da anni ai margini dei top10, che finalmente si è consacrato tra i grandi di questa specialità vincendo ben due prove valide per la classifica (l'unico a riuscire nell'impresa), e chiudendo l'anno al settimo posto. Ha tutte le qualità per salire ancora, e anche il look per sostituire nei cuori dei tifosi (e delle tifose!) l'indimenticabile Paul Hunter.
L'ex campione del mondo Shaun Murphy inanella una stagione molto importante per lui, atteso a una prova di maturità dopo un titolo mondiale conquistato inaspettatamente (e forse anche un po' casualmente secondo alcuni). Vince un torneo (la Malta Cup), si piazza bene in quasi tutti gli altri appuntamenti clou della stagione e lotta fino all'ultimo per il primato nella classifica di fine anno... si deve per questa volta accontentare del terzo posto, dopo una drammatica 33esima partita che l'ha visto perdente contro l'amico Selby nella semifinale di Sheffield.

Mark Selby
Mark Selby ha sfiorato un'impresa storica

E proprio con Mark Selby concludiamo questo nostro excursus: il ragazzo di Leicester ha sfiorato un'impresa a dir poco clamorosa: dopo essersi aggiudicato la scorsa estate il titolo mondiale di Palla 8 (all'inglese), ha raggiunto anche la finale del mondiale di snooker! Nessuno era mai riuscito a detenere contemporaneamente questi due titoli, e solo un grande Higgins è riuscito a frenare il talento e la spontaneità del giovane inglese, ora 11° al mondo e quindi esentato dai turni di qualificazione per la prossima stagione. Vedremo come se la saprà cavare ora che è considerato da tutti un campione...

Termina qui questa breve rivisitazione di un anno di snooker che potremmo definire «di transizione»: alcuni dei nomi ormai leggendari di questo gioco hanno offerto ancora prestazioni di rilievo e hanno difeso le loro posizioni di alta classifica, ma la «nuova ondata» dei giovani (inglesi e non, ci piace ricordarlo) avanza con sempre maggiore forza, e il passaggio del testimone sembra ormai vicino... sarà la stagione alle porte (si inizia a Shanghai il 6 agosto) a sancirlo in via definitiva? Lo scopriremo molto presto, come sempre accompagnati dall'amico Maurizio Cavalli e dalle sue telecronache, e come sempre negli articoli di analisi che troverete su queste pagine. Un arrivederci ai prossimi numeri a tutti gli appassionati di snooker!




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